Stamattina si sono svolti gli interrogatori degli imprenditori Lobello, coinvolti nell’operazione della Dda “Coccodrillo”. Giuseppe Lobello è stato il primo a comparire davanti al giudice per essere interrogato: difeso dagli avvocati Enzo De Caro ed Armodio Migali, ha risposto puntualmente alle domande del giudice chiarendo ogni volta la sua posizione e la versione dei fatti così come si sono svolti.
L’imprenditore ha dichiarato di aver subito nel tempo diversi incendi dei mezzi e furti negli uffici e nella sua abitazione, tutti regolarmente denunciati alle forze dell’ordine. A conclusione dell’interrogatorio, si è dichiarato innocente delle contestazioni a lui mosse e si è riservato tramite i suoi avvocati (del collegio difensivo fanno parte gli avvocati Davide e Maria Laura De Caro) di produrre ulteriore documentazione a conforto delle dichiarazioni rese.
L’imprenditore ha dichiarato di aver subito nel tempo diversi incendi dei mezzi e furti negli uffici e nella sua abitazione, tutti regolarmente denunciati alle forze dell’ordine. A conclusione dell’interrogatorio, si è dichiarato innocente delle contestazioni a lui mosse e si è riservato tramite i suoi avvocati (del collegio difensivo fanno parte gli avvocati Davide e Maria Laura De Caro) di produrre ulteriore documentazione a conforto delle dichiarazioni rese.
Il lungo interrogatorio di Daniele Lobello
Successivamente è stato interrogato Antonio Lobello, padre degli indagati, assistito dagli avvocati Enzo De Caro e Piero Mancuso, il quale si è dichiarato disponibile a rispondere alle domande del giudice e ha così chiarito la sua posizione dimostrando comunque con evidenza i segni di sofferenza dovuti alle sue precarie condizioni di salute. Infine è comparso Daniele Lobello, assistito dagli avvocati Enzo De Caro e Piero Mancuso, il cui interrogatorio è stato molto lungo, perché lo stesso ha risposto a tutte le domande poste dal giudice e dal pubblico ministero, chiarendo soprattutto le contestazioni relative ai movimenti di denaro avvenuti tra le diverse società dei Lobello tanto allo scopo di giustificare la legittimità e correttezza dei movimenti bancari avvenuti tra le diverse società e che, apparentemente, potrebbero risultare sospetti.
Sul punto il Lobello ha evidenziato, in particolare, che alcuni spostamenti di denaro, peraltro documentati e tracciabili, si rendevano necessari perché la società che aveva effettuato dei lavori e aveva ottenuto il corrispettivo di pagamento doveva a sua volta provvedere ai pagamenti delle forniture ricevute, dei materiali acquistati e dei lavori che erano stati effettuati da altre società del gruppo che erano pertanto creditrici.
Anche Daniele Lobello si è riservato di dimostrare tramite l’esibizione di documentazione bancaria e fiscale la veridicità delle sue affermazioni.
I reati contestati
Tutti gli imputati hanno risposto sia alle domande poste dal gip Valeria Isabella Valenzi sia a quelle del pm Veronica Calcagno e in particolare dai difensori Enzo De Caro, Piero Mancuso e Davide De Caro. Va doverosamente precisato che nessuno degli imputati risponde del reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, come è stato erroneamente diffuso. Il solo Lobello Giuseppe risponde di concorso esterno in associazione mafiosa perché, pur non facendone parte organicamente, è accusato di aver fornito un contributo concreto all’associazione. Gli altri due imprenditori Antonio e Daniele Lobello rispondono del reato di intestazione fittizia di beni. Anche per questi reati il pm aveva chiesto che venisse ritenuta l’aggravante mafiosa, ma il gip nell’ordinanza emessa ha ritenuto di escludere espressamente l’aggravante mafiosa.
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