Non proseguirà davanti al gup di Firenze l’udienza preliminare che ruota attorno all’importazione di droga dal Sud America e smerciata da affiliati della ‘ndrangheta in tutta Italia, trasporto e successiva cessione a terzi di fiumi di cocaina per agevolare diverse organizzazioni criminali, dalla cosca di Guardavalle alla famiglia dei Pesce-Bellocco-Molè, operante nella Piana di Gioia Tauro. Il giudice del Tribunale toscano Antonella Zatini ha dichiarato la propria incompetenza territoriale a decidere le sorti di 22 imputati coinvolti in un troncone dell’inchiesta “Nuova Narcos Europea”, che rientra nell’ambito di una più ampia indagine, coordinata anche dalla Dda di Reggio e di Milano e che ha portato a novembre 2021 a un centinaio di arresti.
Una decisione presa dopo aver vagliato e accolto l’argomentata eccezione difensiva avanzata degli avvocati Michele D’Agostino e Vincenzo Cicino, spingendo il gup a pronunciare una sentenza di declaratoria di incompetenza, disponendo che gli atti ritornino nelle mani della Dda di Catanzaro. E a questo punto i 22, da imputati ritornano ad essere indagati, la direzione distrettuale antimafia di Catanzaro dovrà firmare un nuovo avviso di conclusione delle indagini, per poi formulare una richiesta di rinvio a giudizio.
Le ipotesi di accusa
I reati contestati, in questo filone, vanno dall’associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, con l’aggravante mafiosa, al possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, alla detenzione di droga ai fini di spaccio, al favoreggiamento personale e alla corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio. Tra gli indagati, compaiono i nomi di Francesco Riitano, Antonio Giuseppe Ierace di Guardavalle, che, secondo le ipotesi di accusa, avrebbero svolto il ruolo di committenti, gestendo in Italia dal Sud America, l’importazione della cocaina sulla scorta dei propri contatti con i cartelli Sudamericani, demandando ad Emanuele Fonti, l’attività di coordinamento tra i vari sodali incaricati del recupero della droga. Ma chi è Emanuele Fonti secondo le ipotesi di accusa? Il trait d’union tra le organizzazioni criminali committenti (la cosca di Guardavalle, i Gallace, e la cosca dei Pesce- Bellocco- Molè- operante nella Piana di Gioia Tauro, di cui Rocco Molè, Simone e Domenico Ficarra risulterebbero i referenti) e i numerosi sodali incaricati anche del recupero della droga.
I nomi dei 22 indagati
Francesco Riitano, 42 anni, di Guardavalle; Giuseppe Antonio Ierace, 44 anni, residente a Guardavalle; Emanuele Fonti, 63 anni, residente a Casorezzo (Milano); Antonino Fonti, 40 anni, residente a Rapallo (GE); Elisa Fonti, 34 anni, di Milano; Rosalia Celesti, 59 anni, di Messina; Massimo Antonini, 65 anni, di Livorno; Mario Billi, 44 anni, di Livorno; Giordano Farioli, 62 anni, di Castelnuovo Garfagnana; Fabio Cioni, 61 anni, di Livorno; Nicodemo Francesco Callà, 68 anni, di Mileto; Antonio Catalano, 46 anni, di Benevento, irreperibile; Rocco Molè, 27 anni, residente a Gioia Tauro; Simone Ficarra, 30 anni, di Gioia Tauro; Domenico Ficarra, 39 anni, residente a Gioia Tauro; Enrico Fedeli, 61 anni, residente a Magenta; Carlo Bronzati, 33 anni, di Genova; Andrea Frascà, 38 anni, residente a Badolato; Carmelo Maesano, 49 anni di Melito Porto Salvo; Giacomo Pugliese, 52 anni, di Montebello Jonico; Marco Luigi Zaninello, 48 anni, di Milano e Natale Ursino, 53 anni, di Locri.
I favori del dipendente del Ministero dell’Interno per proteggere i latitanti
Il vibonese Francesco Callà, dipendente civile del Ministero dell’Interno, in servizio al Commissariato di Polizia di Stato di Legnano, secondo le ipotesi accusatorie, approfittando della suo ruolo di pubblico ufficiale, avrebbe fatto rilasciare una serie di falsi documenti “validi” per l’espatrio, utilizzati da Mario Palamara (per il quale si procede separatamente per garantirsi la latitanza). “Favori” elargiti anche a Riitano, all’epoca dei fatti anche lui latitante.