‘Ndrangheta e droga nel Cosentino, Gratteri: “Traffico di stupefacenti per mantenere i detenuti”

L'indagine - hanno spiegato gli investigatori - è scaturita dopo la denuncia di un imprenditore vessato e di una nonna che voleva salvare il nipote finito nel vortice della droga

La cosca dei Muto riusciva a dare concrete garanzie ai fornitori di droga, e per questo poteva movimentare grosse quantità di cocaina ha spiegato, in conferenza stampa, il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Vincenzo Capomolla. L’operazione Katarion di oggi, che vede indagate in tutto 44 persone, segue ad un’altra che ha colpito sempre la cosca egemone sul Tirreno cosentino, l’operazione “Frontiera”, risalente al luglio del 2016. I Carabinieri hanno documentato circa 250 episodi di spaccio e diverse estorsioni e tentate estorsioni, che colpiscono gli imprenditori soprattutto operanti nel settore turistico. Uno ha denunciato. E ha denunciato anche una nonna, per salvare il nipote finito nel vortice della droga. “La nonna è andata dai Carabinieri per chiedere di salvare il nipote che era divorato dal mondo degli stupefacenti”, ha detto il colonnello Piero Sutera, comandante provinciale dell’Arma di Cosenza. L’inchiesta riunisce due distinti filoni d’indagine e presenta 68 diversi capi d’imputazione per gli indagati. L’organizzazione smantellata oggi, e il suo traffico di droga, come ha detto il procuratore capo della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri, serviva anche a mantenere i detenuti finiti in carcere e le loro famiglie.

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