di Gabriella Passariello- Ha optato per il rito abbreviato il collaboratore di giustizia Santo Mirarchi, 37 anni, di Catanzaro, accusato dell’omicidio di Luigi Grande, di distruzione, soppressione o sottrazione di cadavere, detenzione illegale di armi, tutti reati aggravati dalla mafiosità. Il gup Antonio Battaglia ha aggiornato l’udienza al prossimo 17 settembre, giorno della requisitoria del pm, delle arringhe difensive, della richiesta delle parti civili rappresentate dal legale Francesco Mancuso e del verdetto. Secondo le ipotesi accusatorie, il pentito, il 12 agosto 2009, per acquisire informazioni sulla scomparsa di Giuseppe Fraietta, avvenuta quattro giorni prima in località Fortuna, nel quartiere marinaro del capoluogo di regione e della quale era ritenuto testimone oculare, avrebbe condotto con l’inganno Luigi Grande in un casolare disabitato a Manganella nel Comune di San Floro dove, dopo averlo picchiato, utilizzando anche un bastone, lo avrebbe ucciso con due colpi di arma da fuoco, che lo hanno raggiunto alla testa, per poi tentare di distruggere ogni traccia bruciando il cadavere, i cui resti sono stati ritrovati il 29 novembre di quello stesso anno.
L’omicidio premeditato
L’omicidio premeditato
Un omicidio premeditato in risposta all’uccisione di Giuseppe Fraietta appartenente alla cosca Cossari, attiva nel territorio di Roccelletta di Borgia e contrapposta alla famiglia Catarisano. Un fatto di sangue che si inseriva in una sanguinosa faida interna per la supremazia ed il controllo delle attività illecite nel territorio di Roccelletta di Borgia e in zone limitrofe. Il collaboratore di giustizia risponde anche di detenzione illegale di armi in luogo pubblico: avrebbe portato con sé due pistole, una delle quali utilizzate per sparare mortalmente Luigi Grande.