‘Ndrangheta e politica, assolto Sandro Principe e i sodali del “Sistema Rende”

I quattro erano accusati a vario titolo di corruzione in atti amministrativi, concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione elettorale

di Maria Teresa Improta – Voti in cambio di posti di lavoro e “favori”. Un ipotetico patto stipulato tra il clan Lanzino e parte della politica rendese permettendo ai clan cosentini di pilotare le competizioni elettorali per oltre 10 anni: dal 1999 al 2011. L’insano baratto, secondo le accuse mosse dal pm Pierpaolo Bruni, avrebbe dato vita a un meccanismo attraverso il quale i vertici dell’amministrazione comunale della città d’Oltrecampagnano si sarebbero prostrati agli interessi della cosca egemone dell’area urbana di Cosenza per ottenere consensi alle urne. La Procura distrettuale antimafia, per i quattro imputati alla sbarra innanzi al collegio giudicante del Tribunale di Cosenza presieduto da Stefania Antico con a latere i giudici Urania Granata e Iole Vigna, ha richiesto pene pari a 9 anni di reclusione per l’ex sindaco di Rende ed ex consigliere regionale Sandro Principe, 8 anni per il suo successore Umberto Bernaudo, 7 anni e 6 mesi per l’ex assessore comunale Pietro Paolo Ruffolo e due anni per l’ex assessore Giuseppe Gagliardi.

L’assoluzione di Principe e dei suoi “sodali”

L’assoluzione di Principe e dei suoi “sodali”

I quattro erano accusati a vario titolo di corruzione in atti amministrativi, concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione elettorale per aver favorito con il loro operato la cosca Lanzino, anche attraverso la gestione della multiservizi Rende 2000. Nel corso del processo, a più riprese, il pm Bruni ha denunciato come la versione dei fatti resa in aula sarebbe stata influenzata di presunti atti intimidatori nei confronti dei teste auditi. Oggi al termine di una camera di consiglio durata circa due ore il Tribunale di Cosenza ha assolto da tutti i capi d’imputazione Principe, Bernaudo, Gagliardi e Ruffolo. Sei dei 10 destinatari di misura cautelare notificata a seguito dell’operazione Sistema Rende della Dda di Catanzaro scattata nel marzo 2016 sono stati già giudicati con rito abbreviato: Adolfo D’Ambrosio (4 anni e otto mesi di reclusione), Michele Di Puppo (4 anni e otto mesi), l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli ( 2 anni), Marco Paolo Lento (2 anni), Francesco Patitucci (assolto) e Umberto Di Puppo (assolto). Nel collegio difensivo il sindaco di Cosenza Franz Caruso e gli avvocati Franco Sammarco, Paolo Sammarco, Anna Spada, Francesco Calabrò, Francesco Tenuta e Marco Amantea.

Bossio: “Felice per Principe”

“Sono felice per l’assoluzione di Sandro Principe e di tutti coloro che si voleva ritenere coinvolti in un “sistema” che non è mai esistito. Io ne ero certa fin dall’inizio e ora – sebbene a distanza di troppo tempo e a costo di indicibili patimenti – arriva anche la pronuncia pienamente assolutoria del tribunale”. Ad affermarlo è la parlamentare del Pd, Enza Bruno Bossio. “Anche questa vicenda – aggiunge – ci insegna quanto sia utile, urgente e necessaria una profonda rivisitazione del potere giudiziario e del sistema della giustizia. A quante sofferenze, a quante ingiuste detenzioni dobbiamo ancora assistere? – si chiede la deputata dem – Per questo io voterò convintamente SI ai 5 referendum del prossimo 12 giugno. Si a una giustizia giusta”.

Donato: “Solidarietà a Principe”

“Intendo congratularmi con Sandro Principe dopo il giusto riconoscimento emesso dal Tribunale di Cosenza che conferma la totale estraneità da fenomeni criminali che ha sempre caratterizzato la sua persona e il suo percorso politico”.  Ad affermarlo è il candidato sindaco per la città di Catanzaro, Valerio Donato. “A Sandro – conclude Donato – giunga la mia sincera solidarietà per il lungo calvario mediatico-giudiziario che suo malgrado si è trovato a subire in questi ultimi anni”.

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