‘Ndrangheta e politica nell’area urbana di Cosenza. Presunte truffe sulle erogazioni pubbliche (VIDEO)

Svelate le dinamiche del traffico di stupefacenti nel “Sistema” che governa tutti i rapporti tra i vari sottogruppi criminali della città e dell'hinterland di Cosenza

Le attività investigative che hanno portato agli arresti dell’operazione Sistema, si sono sviluppate attraverso un’imponente attività di indagine di tipo tradizionale, consistente in attività tecniche, servizi sul territorio, riscontri sul campo. Approfondite anche con una parallela poderosa attività di acquisizione e analisi di dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia, corroborati dai relativi riscontri, oltre all’acquisizione di plurime emergenze di altri procedimenti penali. La gravità indiziaria, conseguita, allo stato, sul piano cautelare, attraverso gli articolati e complessi approfondimenti investigativi, ha riguardato l’attuale operatività delle organizzazioni criminali nell’area cosentina, passate attraverso un’importante rimodulazione degli equilibri sul territorio, curata dai “nuovi” presunti capi e gregari, legati al nucleo stabile degli storici esponenti dei gruppi criminali.

‘Ndrangheta a Cosenza e nel suo hinterland

‘Ndrangheta a Cosenza e nel suo hinterland

Si tratta in particolare di gravi elementi indiziari circa l’attuale assetto dell’organizzazione criminale di ‘ndrangheta di Cosenza e del suo hinterland, articolata in diversi gruppi organicamente confederati, e tutti riconducibili ad una struttura di vertice, nello specifico riconducibili ai due principali gruppi, il cd. clan degli italiani, nelle sue varie componenti, e il cosiddetto clan degli zingari, anch’esso con varie articolazioni, nell’assetto rideterminatosi a seguito delle complesse e altalenanti dinamiche relazionali tra gli stessi, nonché delle numerose vicende giudiziarie, con i relativi diversificati esiti, che li hanno interessati. La gravità indiziaria acquisita a livello cautelare ha riguardato, altresì, la struttura e il modus operandi di una delle presunte articolazioni criminali dedite al traffico, e allo spaccio diffuso, di sostanze stupefacenti di vario genere, nel quadro di quello che viene ipotizzato come il cosiddetto “Sistema” che governa tutti i rapporti tra i vari sottogruppi criminali della città di Cosenza e del suo hinterland.

Politica, ‘ndrangheta e imprenditoria

L’operazione Sistema della Dda di Catanzaro ha riguardato, inoltre, plurime attività illecite poste in essere, rispettivamente, dagli indagati per i quali si è ipotizzato un ruolo preminente rispetto all’attuale operatività dei consorzi criminali, nonché i vari settori di operatività correlati alle ipotizzate fattispecie penali. In tale contesto, nell’ordinanza cautelare, nei confronti degli indagati attinti dalle rispettive misure adottate, è stata ritenuta, allo stato, la gravità indiziaria, tra l’altro, per i delitti, rispettivamente contestati: di concorso esterno in associazione mafiosa, numerose ipotesi di condotte estorsive tentate e consumate, concorrenza illecita, rapina, tentato omicidio, lesioni aggravate, reati in materia di armi, usura, con correlati delitti di estorsione per la riscossione delle rate del credito usuraio, esercizio abusivo l’attività finanziaria, utilizzo da parte di detenuti di dispositivi cellulari all’interno di casa circondariale, scambio elettorale politico-mafioso ipotizzato con riguardo ad una competizione elettorale amministrativa, truffe aggravate per il conseguimento di erogazioni pubbliche con riguardo a iniziative imprenditoriali, reati contro la pubblica amministrazione (turbata libertà degli incanti, corruzione, violenza o minaccia a pubblico ufficiale), violenza o minaccia per costringere alla commissione del reato di falsa testimonianza, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, autoriciclaggio, reimpiego di proventi illeciti, ricettazione, detenzione e cessione di sostanza stupefacente del tipo marijuana, hashish, eroina e cocaina.

Scommesse e autoriciclaggio

E’ stata ritenuta, altresì, la gravità indiziaria, a livello cautelare, per il delitto di associazione a delinquere finalizzata a commettere delitti inerenti all’organizzazione illecita dell’attività di giochi – anche d’azzardo – e di scommesse, nonché delitti di riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di beni e valori con riferimento alla presunta commistione illecita tra gli interessi di imprenditori del settore e quelli della locale criminalità organizzata per la quale il settore del gaming rappresenta una forte attrattiva, in quanto attività estremamente redditizia. Dei 202 indagati, 139 sono stati destinatari di custodia cautelare in carcere, 50 di arresti domiciliari, 12 di obbligo di dimora, 1 la misura interdittiva dello svolgimento di attività professionale.

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I sequestri

Contestualmente è stato eseguito, a cura dei Finanzieri Gico del Comando provinciale di Catanzaro e lo Scico di Roma, il sequestro preventivo d’urgenza disposto dal pm, che dovrà essere sottoposto al vaglio del Giudice per le Indagini Preliminari, di beni immobili, aziende, società, beni mobili registrati, riconducibili a numerosi indagati, per un valore stimato in oltre 72 milioni di euro, e consistenti, tra l’altro, in 78 fabbricati, tra i quali 5 ville, 44 terreni, per un’estensione complessiva di 26 ettari, in vari comuni della provincia di Cosenza, 57 quote di partecipazioni in attività produttive e commerciali al dettaglio e all’ingrosso in diversi settori (ristorazione con somministrazione, bar, abbigliamento produzione energia elettrica, agricoltura, lavanderie e lavanderie industriali, servizi nel settore dello spettacolo, noleggio attrezzature per spettacoli ed eventi, formazione culturale, edile), 39 complessi aziendali, anche di imprese del settore del c.d. “gaming” (scommesse on-line e sale giochi e biliardo), 20 ditte individuali attive nei vari settori delle attività produttive e commerciali (ristorazione, strutture turistiche e ricettive, agricoltura, bar, supporto rappresentazioni artistiche, intermediazione finanziaria), 7 associazioni non riconosciute, impegnate prevalentemente in ambito sportivo/ricreativo, uno yacht, un aeromobile ultraleggero, un natante, 70 autovetture, 7 motoveicoli.

Beni intestati a “prestanome”

Nello specifico le ampie e articolare indagini patrimoniali, condotte dagli investigatori del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria/Gico di Catanzaro e dallo Scico di Roma, hanno consentito di ipotizzare, a livello pre-cautelare del provvedimento d’urgenza disposto dal pm, per i diversi beni, rispettivamente, la sproporzione tra il valore dei beni nella disponibilità – diretta e indiretta – degli indagati e le capacità economico-reddituali dei rispettivi titolari, l’intestazione fittizia di beni in capo a soggetti “prestanome”, un compendio patrimoniale pertinente ai reati commessi, somme costituenti il profitto dei reati e/o il loro reimpiego. Il procedimento per le fattispecie di reato ipotizzate è attualmente nella fase delle indagini preliminari.

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