‘Ndrangheta e pompe funebri, quattro indagati per trasferimento faudolento di valori a Reggio

Per evitare che i patrimoni del boss fossero sequestrati erano stati fatti confluire in una società intestata alla moglie. La donna appare tra gli indagati
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Quattro avvisi di garanzia sono stati emessi dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria nell’ambito dell’inchiesta sulla cosca Rosmini che gia’ lo scorso luglio aveva subito il sequestro del 50% delle quote della societa’ “San Giorgio Srl” e della totalita’ di quelle della “Onoranze funebri San Giorgio di Casili Bruna”. I destinatari dei provvedimenti sono Diego Rosmini detto “Dieguccio Ricarica”, di 50 anni, ritenuto esponente di spicco dell’omonima cosca di ‘ndrangheta, la moglie Bruna Casili (47 anni), Maria Tripodi (33) e Fortunato Chetri (37). Ai quattro, il procuratore Giovanni Bombardieri e il sostituto Sara Amerio contestano il reato di trasferimento fraudolento di valori con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare la ‘ndrangheta.

Il business della ‘ndrangheta e le pompe funebri

Il business della ‘ndrangheta e le pompe funebri

Chetri, secondo la ricostruzione del pm Amerio, avrebbe aiutato Rosmini nella gestione dell’impresa funebre “La Pace” formalmente intestata a Maria Tripodi, moglie dello stesso Chetri. Stando alle indagini della Dia, “Dieguccio Ricarica” sarebbe stato il “dominus sostanziale – e’ scritto nel capo di imputazione – della societa’ e dell’avviamento dell’impresa”. Il trasferimento fraudolento dei valori sarebbe servito a sottrarre la societa’ “dal compendio aggredibile in sede di sequestro di misure di prevenzione”. Lo stesso sarebbe avvenuto per la societa’ “San Giorgio Srl” intestata a Bruna Casili, moglie di Diego Rosmini. Il boss era stato arrestato nel 2010 nell’ambito dell’operazione “Alta tensione” ma, secondo la Dda, anche in epoca successiva ha “continuato a tenere le redini della consorteria”.

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