‘Ndrangheta e usura in provincia di Catanzaro e Crotone, due condanne e un’assoluzione (NOMI)

Imprenditori finiti nella spirale dell'usura, costretti a corrispondere agli aguzzini somme di denaro con interessi da capogiro
usura nel lametino

Due condanne e un’assoluzione. Si chiude il processo di primo grado nei confronti di tre imputati accusati a vario titolo di usura aggravata dal metodo mafioso nell’ambito di un’inchiesta iniziata l’8 febbraio 2020 su input di una segnalazione informale di un commerciante che ha riferito ai carabinieri di aver ricevuto prestiti di denaro e di essere stato vittima di usura da un “personaggio”, da lui stesso definito vicino ad ambienti criminali.

Le pene inflitte dal giudice

Le pene inflitte dal giudice

Un’attività proseguita poi con monitoraggi, pedinamenti e una serie di conversazioni intercettate, consentendo agli inquirenti e agli investigatori di fare quadrato sui prestiti usurai a interessi da copogiro, nel raggio di azione tra Cropani e Isola Capo Rizzuto, portando i carabinieri della compagnia  di Sellia Marina a dare esecuzione ad un’ordinanza di misura cautelare, vergata dal gip del Tribunale di Catanzaro Giuseppe De Salvatore, che all’epoca aveva portato un indagato in carcere  e quattro ai domiciliari (LEGGI).  Il gup del Tribunale di Catanzaro Antonio Battaglia ha condannato Carmine Bianco, di Botricello, a 9 anni di reclusione, Salvatore Bianco, anche lui di Botricello, a 4 anni di reclusione, (difesi dall’avvocato Elio Bruno) mentre ha assolto Santino Tropea, di Cropani, accogliendo le istanze difensive dell’avvocato Luigi Falcone. Per lui il giudice ne ha disposto l’immediata liberazione (si trovava ristretto ai domiciliari con braccialetto elettronico).

Le richieste formulate in aula dal pubblico ministero

Il pm Veronica Calcagno, durante la requisitoria aveva parlato di imprenditori finiti nella spirale dell’usura per la temporanea chiusura nel 2020 delle loro attività commerciali a causa dell’emergenza Covid o fagocitati in una vasta rete di esercizio abusivo al credito, costretti dalla stato di bisogno, per poi chiedere davanti al gup pene più pesanti per Antonio Battaglia nei confronti di Carmine Bianco e Salvatore Bianco,  rispettivamente  12 anni e 6 anni di reclusione e la condanna anche per  Tropea a 8 anni di reclusione. Altri due imputati nella stessa inchiesta  Saverio e Salvatore Capicchiano hanno scelto il rito ordinario e per loro è in corso il processo dibattimentale. 

I prestiti con interessi da capogiro

Tutto nasce dalla denuncia del titolare di un bar di Cropani in difficoltà economica, il quale si sarebbe rivolto a Carmine Bianco per ottenere denaro in prestito, descrivendo con precisione i termini dell’accordo. A fronte di un prestito di 4mila euro, il versamento di una rata mensile di 550 euro ad esclusivo titolo di interessi, equivalente al 13,75 % di interesse mensile e al 165% di interesse annuo con cadenza ogni dieci del mese. Per estinguere il debito, l’accordo avrebbe previsto la restituzione da parte della vittima di 4mila euro in un’unica soluzione oppure la possibilità di versare una seconda rata da pattuire in aggiunta ai 550 euro mensili pretesi sempre a titolo di interesse. La parte offesa ha  precisato agli investigatori che gli incontri con Bianco sarebbero avvenuti senza preventivo avviso e senza nessun tipo di contatto: questo ultimo avrebbe preferito presentarsi direttamente al bar per riscuotere il denaro. A supporto di queste affermazioni, la parte offesa ha mostrato due video prodotti dalle telecamere installate all’interno della sua attività, attestanti le cessioni di denaro a Bianco, riferendo di temere possibili ritorsioni.

“Ho avuto a che fare con i migliori malandrini a Cutro”

Durante un colloquio registrato dallo stesso titolare del bar e durato circa 42 minuti, Bianco avrebbe riferito di “aver aggiustato una situazione”, spiegando a chi di dovere “che la vittima apparteneva a lui e che nessuno si doveva preoccupare, perchè quando sarebbe arrivato il momento, il debito sarebbe stato estinto senza alcun problema”. Nel proseguo della conversazione, Bianco avrebbe affermato più volte di avere avuto a che fare “con i migliori malandrini a Cutro, a Isola Capo Rizzuto, Steccato di Cutro e alle Castella” e di avere “tuttora a che fare con i migliori malandrini del mondo, di essere sempre presente durante i summit, tra i capi delle ‘ndrine locali, tenuti a Cutro e ad Isola sottolineando di avere l’onore di sedere vicino al capotavola.

“Se non mi dai i soldi, ti ammazzo”

Il 12 febbraio 2020 la vittima sarebbe stata nuovamente raggiunta da Carmine Bianco nel suo esercizio commerciale con la solita pretesa del versamento degli interessi, minacciandola: “dove sono i miei Soldi? Perché non paghi? Domani in giornata passo a ritirarli e se non me li dai ti ammazzo, ti stacco la testa”. Secondo le ipotesi di accusa, Carmine Bianco insieme a Salvatore Capicchiano avrebbero elargito al titolare del bar, tre prestiti, due da mille euro e uno da duemila, facendosi consegnare a titolo d interessi per il primo 150 euro al mese, per il secondo 300 euro e per il terzo 550 euro con un tasso pari al 13,75% mensile, dovuto fina a completa restituzione dell’intero capitale. Bianco Carmine risponde anche del reato di violenza privata: temendo di essere denunciato dalla vittima, l’avrebbe costretta a desistere, inseguendola il 18 maggio 2021 con la macchina fino alla stazione dei Carabinieri di Cropani, affermando: “pisciaturo, tanto se non ti sparo io, ti ammazza qualcun altro”. Evento non verificatosi per cause indipendenti dalla sua volontà, in quanto la vittima lo ha denunciato ai carabinieri, delegati alle indagini.

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