‘Ndrangheta ed estorsioni nel Catanzarese, indagini chiuse per 6 (NOMI)

Gli imprenditori, vittime di atti intimidatori erano costretti a pagare le tangenti per poter lavorare in "tranquillità"
procura catanzaro

Atti intimidatori compiuti per circa un anno, da febbraio a dicembre 2020, ad Amaroni, Borgia, Squillace, e in altri territori dell’entroterra Catanzarese nei confronti di imprese impegnate nell’esecuzioni di lavori stradali, nella posa di cavi elettrici ed esercenti attività commerciali.Con le accuse a vario titolo di estorsione tentata e consumata, violenza privata e detenzione abusiva di armi, reati aggravati dalla mafiosità, il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Debora Rizza ha chiuso le indagini nei confronti di Gennaro Felicetta, 30 anni, di Catanzaro; Danilo Vitellio, 42 anni, di Catanzaro; Vincenzo Tolone, 43 anni, di Girifalco; Fabrizio Olivadoti, 38 anni, di Catanzaro; Francesco Bongarzone, 44 anni, di Catanzaro e Rocco Mungo, 63 anni, di Valleforita.

Gli atti intimidatori per ottenere le tangenti

Gli atti intimidatori per ottenere le tangenti

Secondo le ipotesi di accusa, Felicetta e Vitellio avrebbero posizionato due cartucce di fucile di calabro 12 all’interno del piazzale di accesso di una azienda di Amaroni e nelle sedi di due imprese edili riconducibili a due fratelli, per costringerli “ a mettersi a posto” per i lavori in corso. Una frase eloquente che, a giudizio degli inquirenti, significava pagare una mazzetta pari al 5 % del valore del singolo appalto e la vittima avrebbe pagato a titolo di acconto mille euro. Stesso “scenario” messo in atto anche da Francesco Bongarzone e Vincenzo Tolone in concorso nei confronti di un’impresa con sede a Cotronei e delegata ai lavori di potenziamento della linea elettrica per conto della società Enel sul cavidotto lungo il tratto stradale Amaroni- Vallefiorita con la minaccia di bruciare i mezzi per costringere la ditta al pagamento di ulteriori 10mila euro a titolo estorsivo, quale prezzo necessario a garantire “la tranquillità ambientale” nell’attività di impresa. Fatti aggravati dall’aver agevolato il sodalizio mafioso della famiglia Bruno di Vallefiorita. Gli indagati adesso, assistiti dai legali Eugenio Felice Perrone, Salvatore Staiano, Sergio Rotundo, Antonio Lomonaco, avranno venti giorni di tempo per chiedere di essere sentiti dal pm, rilasciare dichiarazioni spontanee e compiere ogni atto utile per l’esercizio del diritto di difesa prima che il pubblico ministero vada oltre con una richiesta di rinvio a giudizio.  (g. p.)

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