‘Ndrangheta, Gratteri: “Mi preoccupa la solidarietà del ceto medio verso gli indagati”

Gratteri

“Questa pandemia paradossalmente diventa un vantaggio per le mafie. Come noi aspettiamo i saldi per l’abbigliamento loro comprano le aziende.” Queste sono le parole del Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, durante un webinar, in diretta Facebook, per la rassegna “La mafia e l’antimafia”, promossa dal senatore Nicola Morra, presidente della commissione Parlamentare antimafia, e moderata dal giornalista Michele Albanese, sotto scorta per le sue inchieste.

Tra gli argomenti trattati dal Procuratore vi è quello della massoneria deviata che ha permesso alla ‘ndrangheta di infiltrarsi nelle stanze del potere. “Abbiamo perso 50 anni, a partire dal 1970, per parlare di una ‘ndrangheta che faceva sequestri di persona, quando già negli anni 80 la ‘ndrangheta era  infiltrata nella Pubblica amministrazione. Pensate a quale ritardo spaventoso abbiamo accumulato. Quanti di noi hanno sbagliato a sottovalutare e narrare quella mafia.” “La ‘ndrangheta della provincia di Reggio Calabria – ribadisce Gratteri – già aveva rapporti diretti con Totò Riina, con Provenzano, con Matteo Messina Denaro. Rapporti alla pari con Cosa Nostra di New York o di Toronto” .

Tra gli argomenti trattati dal Procuratore vi è quello della massoneria deviata che ha permesso alla ‘ndrangheta di infiltrarsi nelle stanze del potere. “Abbiamo perso 50 anni, a partire dal 1970, per parlare di una ‘ndrangheta che faceva sequestri di persona, quando già negli anni 80 la ‘ndrangheta era  infiltrata nella Pubblica amministrazione. Pensate a quale ritardo spaventoso abbiamo accumulato. Quanti di noi hanno sbagliato a sottovalutare e narrare quella mafia.” “La ‘ndrangheta della provincia di Reggio Calabria – ribadisce Gratteri – già aveva rapporti diretti con Totò Riina, con Provenzano, con Matteo Messina Denaro. Rapporti alla pari con Cosa Nostra di New York o di Toronto” .

Secondo il Procuratore: “Dobbiamo stare più attenti  approfondire di più, ciascuno nel suo ruolo e nella sua funzione dovremmo cercare di impegnarci di più, avere più più coraggio. E non stancarci di parlare. Anche se più parliamo e più certi centri di potere ci attaccano, non bisogna demoralizzarsi se si crede di essere nel giusto. E soprattutto è importante spendere energie sui giovani, spendere energie sui ragazzi”. “Le mafie – conclude il Procuratore – non sparano. Le imprese mafiose assumono, entrano nei salotti buoni. Io lavoro in Calabria dal 1986, ormai conosco tutto il territorio calabrese. La gente ci conosce ed è molto vicina a noi. Quello che mi rattrista, però, è un ceto sociale medio, molto numeroso, che è solidale con chi ha commesso reati anche grati”.

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