‘Ndrangheta, il boss Antonio Mancuso resta ai domiciliari: “Condizioni di salute precarie”

Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha respinto l’appello presentato dalla Procura Generale: "Condizioni di salute avviate verso una fase degenerativa"

L’anziano boss di ‘ndrangheta Antonio Mancuso resterà ai domiciliari. Lo hanno deciso i giudici della seconda sezione penale del Tribunale del Riesame di Catanzaro (Filippo Aragona presidente), rigettando l’appello presentato dalla Procura generale di Catanzaro contro l’ordinanza della Corte d’Appello che lo scorso 21 dicembre aveva sostituito la custodia in carcere con la misura degli arresti domiciliari (LEGGI QUI).

“Fase inesorabilmente degenerativa”

“Fase inesorabilmente degenerativa”

“Le condizioni di salute di Mancuso – già condannato in primo grado per l’estorsione al tabaccaio di Nicotera Carmine Zappia -, “valutate in modo approfondito dal medico del carcere e poi dal perito designato dal collegio giudicante, sono avviate verso una fase inesorabilmente degenerativa – si legge nel dispositivo -, insuscettibile di inversione di rotta, sia per il quadro contraddistinto da pluripatologie cardiovascolari, renali e metaboliche e per l’età molto avanzata del Mancuso; sia per un recente episodio traumatico che ha determinato una progressiva immobilizzazione e una grave compromissione dell’autonomia personale”.

Inoltre, il perito, prima di concludere che “le patologie del Mancuso risultano astrattamente compatibili con il carcere ma la misura degli arresti domiciliari potrebbe rappresentare una opportunità di consentire maggiori garanzie per la qualità della vita futura del Mancuso”, ha rilevato che “per l’età avanzata e lo stato di forzata immobilizzazione e detentivo sia da considerare il rischio serio e concreto di strutturazione di una stato depressivo, già larvatamente presente, i cui rapporti con l’instaurazione di una demenza sono ampiamente documentabili in letteratura medica”.

Stato di salute incompatibile con il carcere

Uno stato di salute quindi “incompatibile con il regime carcerario”, quadro condiviso anche dai giudici che hanno ritenuto di non “poter condividere quanto affermato dall’appellante” perché il giudizio di incompatibilità di Mancuso con il carcere si fonda anche “sul prevedibile aggravamento in modo irreversibile delle sue condizioni di salute”. Le esigenze cautelari rappresentate potranno essere salvaguardate “mediante il divieto di comunicazione con persone diverse da quelle conviventi” e attraverso “controlli assidui e costanti da parte della polizia giudiziaria competente”.

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