Le telecamere di “Foreign Correspondent”, il principale programma di attualità internazionale dell’Australia dal 1992, sono arrivate fino in Calabria. La trasmissione di riferimento per gli esteri si sono recate nella regione in cui i pm della provincia di Vibo Valentia stanno affrontando la mafia calabrese. In questa ‘avvincente’ saga criminale, Fran Kelly e Marina Freri giungono nella provincia calabrese per raccontare la storia di questo storico tentativo di frenare il potere della ‘ndrangheta. La giornalista incontra l’uomo che guida il processo Rinascita Scott, il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, in quella che lo stesso magistrato definisce “la più grande aula bunker nel mondo occidentale”.
“Devi parlare con la morte”
“Devi parlare con la morte”
Gratteri indaga da decenni sulla mafia calabrese ed è da tempo nella lista delle vittime della mafia. “C’è sempre tensione. C’è sempre paura e devi sempre stare attento”, dice a Kelly mentre guida circondato dal suo corteo di scorta. “Devi domare la paura e parlare fino alla morte.” L’inviata documenta la vita di Gratteri, il suo costante rapportarsi con la paura. “Sono comunque fortunato – continua il procuratore capo di Catanzaro – perché sono nato in una famiglia di persone oneste. Se fossi nato in un’altra famiglia, forse oggi sarei un boss mafioso”.
Kelly parla con i membri della comunità che ora si sentono incoraggiati, spinti anche dal coraggio di Gratteri, a parlare contro la mafia. “È aumentato il numero di persone che si scagliano contro la mafia”, afferma l’attivista antimafia Giuseppe Borrello. “E’ una novità per Vibo Valentia”. Le azioni del magistrato hanno dato ‘speranze’ anche a Sara Scarpulla, il cui figlio è stato fatto saltare in aria in un’autobomba organizzata da un membro della famiglia Mancuso.
“Stato nello Stato”
“È un processo importante – dichiara Gratteri tornando a parlare del processo contro la cosca Mancuso – non per i numeri ma perché dà la possibilità di spiegare come la ‘ndrangheta sia in relazione con pezzi delle istituzioni e della classe dirigente”. Il procuratore spiega che il boss Luigi “ha frequentato persone importanti, nella società civile, politico e delle istituzioni. Oggi le cosche più che del narcotraffico si interessano della vita sociale di un territorio. Uno Stato dentro lo Stato formale”.
L’appartamento “rubato”
Il viaggio dell’emittente australiana continua all’ultimo piano di un appartamento sito a Vibo Marina per mostrare il dolore degli abitanti che devono vivere con eventi drammatici e morti di parenti vittime del sistema criminale. “Non abbasserò mai la testa, perché non hanno diritto di sopraffare le persone”, commenta la madre di un ragazzo ucciso dalla ‘ndrangheta. L’appartamento, di Vittoria Sicari, è stato portato via con una scusa da un affiliato dei Mancuso, alla fine degli anni ’90.
Mentre si preparava a vendere l’immobile – racconta Vittoria -, un uomo si è presentato in casa facendo un’offerta. Gli altri acquirenti sono improvvisamente spariti. L’uomo si è trasferito con la famiglia nell’appartamento senza pagare e, dopo oltre due decenni, è ancora lì. Quando Vittoria ha cercato di sfrattarlo, è stata minacciata: “Se non smetti di perseguitare me e la mia famiglia, ti uccido”. Ora Vittoria ha trovato un avvocato, dopo 15 anni, Giovanna Fronte.
Tra violenza e intimidazioni
“Per decenni la ‘ndrangheta ha governato questa regione attraverso violenze e intimidazioni”, spiega la giornalista Fran Kelly nel video pubblicato sul sito ufficiale. “Quello che era iniziato come un gruppo mafioso locale è diventato una potente organizzazione criminale multinazionale, con un fatturato stimato di 80 miliardi di dollari all’anno. Ha anche una presenza in Australia. Ora i pm italiani hanno avviato procedimenti penali contro i membri di una famiglia che ritengono essere uno dei clan più potenti della ‘ndrangehta: i Mancuso. Più di 300 membri e associati dei Mancuso sono stati arrestati. Il foglio di imputazione fa riflettere. Comprende omicidi, estorsioni, traffico di droga e riciclaggio di denaro”.
“Se non si sa, non si vede”
Kelly visita anche Milano, il cuore finanziario d’Italia, dove la ‘ndrangheta ha stabilito una forte presenza. Il capo del Dipartimento Antimafia di Milano, la Procura Alessandra Dolci, chiede alle forze dell’ordine australiane di entrare in contatto più urgente con le loro controparti in Italia. “Sarebbe appropriato per la polizia australiana stabilire relazioni più forti con le nostre autorità”, dice a Kelly. “Come si dice, se non si sa, non si vede. Devono prendere coscienza del pericolo rappresentato dalla ‘ndrangheta”.
In Calabria non tutti nella comunità si stanno mobilitando dietro il maxiprocesso di Nicola Gratteri. “C’è un feroce imbrattamento rivolto alla Procura”, spiega l’avvocato Giovanna Fronte. “Così opera la ‘ndrangheta”. Per il popolo di Vibo Valentia il maxiprocesso ha fatto sperare in un nuovo capitolo in cui lo Stato riprende il controllo di un territorio a lungo ritenuto perduto dalla criminalità organizzata. Ma possono questi processi – scrivono i giornalisti australiani – sradicare le potenti reti della ‘ndrangheta?