‘Ndrangheta nei servizi di sicurezza dei locali del Comasco, condanne fino a 17 anni

L'indagine, che nel giugno 2020 aveva portato a una ventina di arresti, ha riguardato anche la gestione da parte della cosca della sicurezza nei bar e discoteche
'ndrangheta nel comasco

Dopo essere caduto in primo grado, è stato riconosciuto, invece, oggi in Appello il reato di associazione mafiosa che veniva contestato in un’inchiesta della Dda di Milano sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel servizio di sicurezza in alcuni locali notturni del Comasco, come il Modà di Erba, e della Brianza. Oggi, infatti, la quinta sezione penale della Corte d’Appello milanese (presidente Monica Fagnoni) ha condannato i cugini Umberto e Carmelo Cristello rispettivamente a 17 anni e 9 mesi e a 9 anni di reclusione.

Per loro, il reato di associazione mafiosa era stato ‘cancellato’ nel processo con rito abbreviato (sentenza del marzo 2021) davanti al gup Sofia Fioretta, così come per un altro imputato Luca Vacca, la cui pena, invece, oggi è stata aumentata fino a 9 anni e 5 mesi. Per un altro dei 17 imputati, invece, Andrea Foti, difeso dall’avvocato Amedeo Rizza – scrive l’Ansa -, la pena è stata abbassata da 5 anni a 3 anni e 4 mesi, perché è stato assolto dall’accusa di associazione finalizzata al traffico di droga e condannato solo per l’ipotesi di spaccio con le attenuanti generiche.

Per loro, il reato di associazione mafiosa era stato ‘cancellato’ nel processo con rito abbreviato (sentenza del marzo 2021) davanti al gup Sofia Fioretta, così come per un altro imputato Luca Vacca, la cui pena, invece, oggi è stata aumentata fino a 9 anni e 5 mesi. Per un altro dei 17 imputati, invece, Andrea Foti, difeso dall’avvocato Amedeo Rizza – scrive l’Ansa -, la pena è stata abbassata da 5 anni a 3 anni e 4 mesi, perché è stato assolto dall’accusa di associazione finalizzata al traffico di droga e condannato solo per l’ipotesi di spaccio con le attenuanti generiche.

L’indagine, che nel giugno 2020 aveva portato a una ventina di arresti, ha riguardato, secondo l’ipotesi dei pm Cecilia Vassena e Sara Ombra, non solo i legami con la famiglia vibonese Cristello (tra le protagoniste nella maxi inchiesta ‘Infinito’ del 2010) ma anche la gestione da parte della cosca della sicurezza nei bar e discoteche, la scelta delle postazioni per venditori ambulanti e la risoluzione di eventuali “controversie”, oltre allo spaccio di droga, all’usura e al recupero crediti.

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