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‘Ndrangheta nel Catanzarese, la paura per le indagini di Gratteri: “A me mi prende al mille per mille”

Il sistema per evitare intercettazioni e la consapevolezza di dover tenere un profilo basso: "Hanno preso il vizio di fermarti guidando"

“Io non posso camminare con un’auto di queste, la legge già mi punta, figurati quando mi vedono con una macchina di queste, dicono questo chissà, invece, una macchina vecchia… sempre vestito da lavoro d’ora in avanti, sì … I carabinieri, la polizia, si sa che prendono uno stipendio di 1.300, 1.400, 1.500… Se a me mi vedono con un macchinario di questi no, dicono guarda a questo, non fa un cazzo, come cazzo…”. E’ il 9 ottobre 2020 quando vengono intercettati dialoghi, che la Dda nell’ambito dell’inchiesta Karphantos, definisce interessanti, conversazioni tra Mario Gigliotti, inteso “Capezza”, definito il tramite tra la cosca Carpino con le ‘ndrine degli Arena di Isola, dei Mancuso di Limbadi, dei De Stefano-Tegano di Reggio, dei Trovato di Marcedusa e un amico. Il primo consiglia al suo interlocutore di tenere un profilo e uno stile di vita basso per non attirare l’attenzione delle Forze dell’ordine e l’amico evidenzia che adesso loro non fermano più ai posti di blocco e procedono a controlli volanti: “figli di puttana… hanno preso il vizio di fermarti guidando… non fanno più il posto di blocco, non li vedi più al posto di blocco, ti arrivano da dietro, ti abbagliano”.

“La macchinicchia nuova ancora i carabinieri non l’hanno vista”

“La macchinicchia nuova ancora i carabinieri non l’hanno vista”

Il dialogo si sposta sulla compravendita di auto e in questo contesto Gigliotti, desitnatario nel maxi blitz della Dda di una misura cautelare in carcere, precisa di averne una nuova, ancora sconosciuta ai carabineri: “la macchinicchia, quella macchinicchia ancora non me l’hanno vista … i cani, i cani, li vedi i carabinieri?”. Molte sono le conversazioni che attestano la paura dei controlli e delle indagini di Gratteri sul territorio e i tentativi di evitare di essere beccati da alcune telecamere ad infrarossi installate di notte a Petronà. Un interlocutore riferisce a Gigliotti che per evitare di essere nel mirino delle attività investigative in corso è indispensabile travisarsi: “dice che di notte hanno messo quelle cose, le telecamere ad infrarossi e ci mettiamo il passamontagna, chi ti vede? Eh sì, ma io gliel’ho detto…” e  un’altra persona aggiunge che la tecnologia è così avanzata che è possibile scaricare le immagini direttamente dai satelliti.

“C’è un’ inchiesta qui”

Il 26 ottobre 2020 Gigliotti viene avvicinato alle  8.25 da un uomo che lo mette in guardia dai carabinieri, che stanno setacciando il territorio di Petronà informandolo di indagini in corso: “C’è un’inchiesta davvero a Catanzaro… Eh, me l’ha detto chi sta lavorando… però non di qui”. E Gigliotti ribatte: “Ma pure a me mi hanno detto questa cosa… me l’hanno detto un mese, una ventina di giorni addietro”. Il suo interlocutore continua parlando dell’esistenza di intercettazioni telefoniche in atto, invitandolo alla cautela: “Vedi che ci sono i telefoni”. Intorno alle 10, si avvicina a Mario Gigliotti, Carmine Gigliotti, il quale gli confida di aver riconosciuto un appartenente delle Forze dell’ordine in borghese nella piazza Cona di Petronà “ne ho conosciuto uno io… tutti in borghese… ci sono sbrirri. .. Ne ho conosciuto uno lì che è un giovanotto”. Conversazioni che attestano il ruolo verticistico di Mario Gigliotti, avvisato da terzi per bypassare attività investigative.

La paura per le indagini di Gratteri: “A me mi prende al mille per mille”

Andando un po’ a ritrovo nel tempo, nel febbraio 2019  Carmine Brescia esprime il timore di poter finire in carcere per le sue frequentazioni e dialogando con il suo barbiere afferma che qualora il procuratore Gratteri avesse deciso di indagare sulla Presila Catanzarese, lui stesso sarebbe rimasto coinvolto nelle indagini, “…io è capace pure che arriva……a me mi prende!…al mille per mille, se tocca qua, mi tocca.. Io prenderò sempre un 12/13 anni…” a causa di alcune intercettazioni relative alle sue frequentazioni. E alla luce di questo dialogo Carmine Brescia non aveva tutti i torti: nel maxi blitz Karphantos è destinatario di una misura cautelare in carcere. 

 C’è ancora un’altra conversazione intercettata, in cui Vincenzo Iervasi, anche lui in carcere, confida al suo interlocutore “c’è questo Gratteri che sta indagando su questi boschi!…Che ha parlato con uno che è praticante di boschi e ha detto ah la Madonna adesso per un cazzo di bosco gli devi portare carte, “carticeddri” perché c’è Gratteri che ci…Li prenderanno…li prendono”.

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