di Gabriella Passariello- Si chiude il secondo capitolo giudiziario per i 19 imputati, coinvolti nell’inchiesta della Dda di Catanzaro “Tisifone”, scattata il 20 novembre 2018, contro le cosche di Isola Capo Rizzuto, Papanice e Petilia Policastro, portando al fermo di 23 persone. La Corte di appello di Catanzaro, presidente Fabrizio Cosentino, a latere Abigail Mellace e Domenico Commodaro, ha condannato 18 imputati, rideterminando 14 pene e confermandone altre quattro rispetto al verdetto formulato dal gup distrettuale Teresa Guerrieri, il 12 maggio 2020. I giudici di secondo grado hanno inoltre confermato un’assoluzione. Ha retto il castello accusatorio della Dda di Catanzaro per gli imputati accusati a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, detenzione illegale di armi, tentato omicidio, rapina, illecita concorrenza con minaccia.
Le condanne rideterminate
Le condanne rideterminate
La Corte di appello ha rideterminato le pene nei confronti di Salvatore Arena, condannato a 8 anni di reclusione (in primo grado 8 anni un mese e 10 giorni); Seyum Brook Asrat, 3 anni, quattro mesi e mille di multa, (in primo grado 5 anni, 4 mesi e 4mila di multa); Rosario Curcio, 8 anni di reclusione ( in primo grado 10 anni); Orlando Capicchiano, 8 anni e 4 mesi di reclusione, ( in primo grado 11 anni e 4 mesi di reclusione); Salvatore Capicchiano, 10 anni e 8 mesi di reclusione (in primo grado 14 anni di reclusione); Rocco De Vona, 6 anni e 8 mesi (in primo grado 10 anni); Alessandro Giardino, 3 anni e 8 mesi (in primo grado 8 anni e 4 mesi); Antonio Lentini, 3 anni e 8 mesi (in primo grado 4 anni, 8 mesi e 3.333 di multa); Francesco Macrillò, 7 anni (in primo grado 8 anni) ; Antonio Manfredi, 7 anni, (in primo grado 8 anni e 4 mesi), Luigi Manfredi, 8 anni di reclusione (in primo grado 10 anni); Antonio Nicoscia, 6 anni e 8 mesi ( in primo grado 8 anni); Santo Claudio Papaleo,10 anni (in primo grado 12 anni); Antonio Nicoscia, inteso Macchietta e Mulinello10 anni e 8 mesi (in primo grado12 anni).
Le pene confermate
I giudici di secondo grado hanno confermato il verdetto di primo grado per Giovanni Muccari, condannato a 8 anni e 4 mesi di reclusione; Carmine Serapide, a 2 anni e 8 mesi; Gianfranco Calabretta, a 9 anni e 4 mesi e Antonio Capicchiano, a 14 anni.
Assoluzione confermata
L’unica assoluzione sentenziata in primo grado e confermata in appello è quella di Tommasino Ierardi
L’inchiesta e le cosche rivali
Le indagini hanno consentito di entrare nel cuore del territorio isolitano svelando nuove alleanze e le tensioni, venutisi a creare dopo le diverse operazioni della Dda di Catanzaro, in particolare “Jonny”. Due le cosche rivali, da un lato i Capicchiano, intenzionati ad affermare il loro monopolio nella gestione del settore del gioco illegale, con l’imposizione e la gestione delle loro slot machine in diversi bar ed esercizi commerciali, dall’altro i Nicoscia con al vertice Antonio Nicoscia, alias Macchietta, (figlio di Pasquale), i Manfredi e i Gentile. Gli attriti tra le due fazioni avrebbe generato un’escalation di violenza, con tentativi di pianificare omicidi ai danni della fazione opposta sventati dall’intervento della polizia. Un’indagine, che ha consentito di documentare anche i rapporti con le diverse famiglie di ‘ndrangheta e in particolare con la cosca Megna di Papanice e con quelle del Petilino e la celebrazione di diversi riti di affiliazione, finalizzati al rafforzamento delle file della cosca, che hanno visto partecipare o “portare in copiata” secondo precisi rituali, i vertici dei Grande Aracri, degli Arena, dei Gentile e dei Lentini.
Il collegio difensivo
Impegnati nel processo tra gli altri gli avvocati Salvatore Staiano, Vincenzo Cicino, Stefano Nimpo, Antonella Canino, Gianni Russano, Francesco Severino, Tiziano Saporito , Enzo Galeota, Luigi Villirilli, Antonietta Gigliotti Denicolò; Rocco Corda; Roberto Coscia, Gianni Russano, Luana Lacava, Mario Prato.