‘Ndrangheta nel Vibonese, Giuseppe Mancuso lascia il carcere e va ai domiciliari

Il 62enne di Limbadi,  detto "Pino Bandera", è fratello di Pantaleone Mancuso, alias 'Scarpuni
torna in carcere

Il Tribunale di sorveglianza di Torino, condividendo le argomentazioni formulate dall’avvocato Francesco Capria e Giuseppe Cosentino, ha concesso la detenzione domiciliare a Giuseppe Mancuso, 62enne di Limbadi,  detto “Pino Bandera”. L’uomo stava espiando tre condanne definitive a 18 anni relativi al processo Decollo, 8 anni relativi al processo “Smirne” e 8 anni per il processo “Grandi Firme”.

La scarcerazione è arrivata in quanto la Corte di Appello di Reggio Calabria aveva accolto la richiesta di applicazione della disciplina del reato continuato nei confronti del 60enne. L’accoglimento da parte della Corte reggina è avvenuto a seguito di incidente di esecuzione presentato dal legale di fiducia, il quale aveva  evidenziato che le condanne riportate dall’uomo nel processo “Decollo” e nel processo “Grandi Firme”, fossero avvenute nell’ ambito del medesimo disegno criminoso. L’avvocato Francesco Capria aveva evidenziato che dagli atti relativi ai due processi era possibile cogliere la presenza di quegli elementi oggettivi dimostrativi della sussistenza di un’unica ed originaria ideazione criminosa nel cui alveo dovevano essere ricondotte le singole violazioni commesse con autonome volizioni.

La scarcerazione è arrivata in quanto la Corte di Appello di Reggio Calabria aveva accolto la richiesta di applicazione della disciplina del reato continuato nei confronti del 60enne. L’accoglimento da parte della Corte reggina è avvenuto a seguito di incidente di esecuzione presentato dal legale di fiducia, il quale aveva  evidenziato che le condanne riportate dall’uomo nel processo “Decollo” e nel processo “Grandi Firme”, fossero avvenute nell’ ambito del medesimo disegno criminoso. L’avvocato Francesco Capria aveva evidenziato che dagli atti relativi ai due processi era possibile cogliere la presenza di quegli elementi oggettivi dimostrativi della sussistenza di un’unica ed originaria ideazione criminosa nel cui alveo dovevano essere ricondotte le singole violazioni commesse con autonome volizioni.

Il giudice dell’esecuzione ha ritenuto fondato quanto evidenziato dal difensore stabilendo esserci unicità del disegno criminoso in quanto ha ritenuto esserci la sussistenza della presenza di quegli indici rilevatori che, in base a quanto stabilito dalla Suprema Corte di Cassazione, sono dimostrativi dell’unico programma criminoso. Pertanto, la Corte di Appello di Reggio Calabria ha rideterminato nei confronti del Mancuso la pena riportata nel processo “Grandi Firme” che passa da otto a tre anni. Giuseppe Mancuso è ritenuto responsabile nell’operazione “Grandi firme” di aver trafficato e fatto giungere in Calabria oltre tre tonnellate di cocaina. Nel processo nato dall’operazione “Decollo” del 2004, invece, Giuseppe Mancuso ha rimedito 18 anni di reclusione, pena interamente già scontata.

Pino Mancuso è fratello di Luni “Scarpuni”

Pino Bandera – fratello di Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni” – si trova detenuto nel carcere di Saluzzo. In passato era rimasto coinvolto anche nella storica operazione “Dinasty” contro il clan Mancuso. Condannato a 6 anni per associazione mafiosa dal Tribunale di Vibo Valentia, era poi stato assolto in appello. Da ultimo il magistrato di Sorveglianza di Saluzzo, accogliendo parzialmente una richiesta di riduzione per pena per detenzione inumana, avanzata dai legali di fiducia, aveva ulteriormente ridotto il fine pena.

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