Lascia il carcere di Secondigliano dove si trovava detenuto e passa ai domiciliari il boss Antonio Mancuso, 83 anni di Limbadi, imputato nel processo che si sta celebrando con rito ordinario dinnanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia per l’estorsione al tabaccaio di Nicotera Carmine Zappia che lo ha denunciato e fatto arrestare dai carabinieri. Così ha deciso la Corte d’appello di Catanzaro composta dai giudici Anna Maria Saullo, Assunta Maiore e Giuseppe Perri, accogliendo l’istanza presentata dall’avvocato Giuseppe Di Renzo. La misura cautelare della custodia in carcere viene quindi sostituita con quella dei domiciliari da eseguirsi nell’ospedale in cui l’anziano boss si trova attualmente ricoverato e, successivamente, una volta dimesso, nel luogo che lui stesso indicherà con la sola prescrizione “di non comunicare con persone diverse da quelle che con lui coabitano o lo assistono”. Alla base della decisione presa dalla seconda sezione penale della Corte d’appello ci sono ragioni di salute incompatibili con il regime carcerario. Secondo la relazione sanitaria del medico responsabile del reparto detenuti dell’ospedale Cardarelli di Napoli, Antonio Mancuso soffrirebbe di diverse patologie: “Il paziente – si rileva – è allettato cronico, fragile, anziano, ospedalizzato e attualmente in nutrizione parenterale”. Anche se le sue condizioni cliniche al momento sono stabili, i tempi di degenza segnalati dal medico non possono essere stabiliti e “il paziente non può essere dimesso e deve restare ricoverato”.
La perizia della Corte d’appello
La perizia della Corte d’appello
Il perito nominato dal Tribunale di Vibo Valentia aveva invece ritenuto compatibili le condizioni di Mancuso con la detenzione da eseguirsi in specifiche case circondariali indicate nella perizia. La Corte d’appello di Catanzaro su istanza della difesa dell’anziano boss ha invece disposto una nuova perizia per verificarne ulteriormente il profilo mentre la Procura generale aveva espresso parere contrario alla scarcerazione. Per i giudici il tempo trascorso in regime di detenzione; l’età avanzata del Mancuso; i seri e concreti rischi per la salute descritti dal perito e testimoniati da ultimo dal ricovero d’urgenza eseguito nella giornata del 18 dicembre 2021 (dopo che Mancuso aveva richiesto di essere dimesso dal polo sanitario del Cardarelli contro il parere dei medici) “inducono a ritenere che l’imputato versi in uno stato di salute incompatibile con il regime detentivo”. Da qui l’accoglimento della richiesta formulata dall’avvocato Giuseppe Di Renzo e la concessione degli arresti domiciliari per motivi di salute. (mi.fa.)