‘Ndrangheta nelle Marche, fermato anche un imprenditore calabrese

Denunciato

Nelle province di Ancona, Perugia e Reggio Calabria, i carabinieri hanno eseguito un fermo di indiziato di delitto, disposto dalla procura distrettuale antimafia di Ancona, nei confronti di tre professionisti marchigiani e di un imprenditore calabrese accusati dei reati di riciclaggio e autoriciclaggio commessi con l’aggravante mafiosa.

Contestualmente sono in corso decine di perquisizioni con l’impiego di oltre cento carabinieri. I quattro fermati sono due imprenditori e un broker finanziario marchigiani e un imprenditore calabrese, ritenuto elemento di spicco della cosca ‘ndranghestista degli Alvaro di Sinopoli (Reggio Calabria), accusati di riciclaggio e autoriciclaggio commessi con l’aggravante mafiosa. I militari hanno provveduto anche il sequestro preventivo di alcuni beni immobili, localizzati nelle Marche, per un valore complessivo di 1,5 miliardi ed eseguito numerose perquisizioni nei confronti di altri tre indagati, nonché di soggetti e società che, dislocati sia in Italia che all’estero, sono emersi nel corso delle attività d’indagine. “Oper Fiber” è iniziata nel gennaio dello scorso anno, a seguito di alcune segnalazioni provenienti dalla Banca d’Italia per operazioni sospette, in relazione alle quali gli inquirenti hanno accertato l’esistenza di stabili rapporti economici tra l’imprenditore calabrese e i professionisti marchigiani. Sarebbe emerso un complesso meccanismo di triangolazioni finanziarie tra Italia, Inghilterra e Svizzera – che ha coinvolto altri professionisti sottoposti ad indagine, anche se non destinatari del provvedimento di fermo – utilizzato per riciclare cospicue somme di denaro riconducibili all’organizzazione criminale attraverso l’acquisto dei beni immobili sottoposti a sequestro preventivo.

Contestualmente sono in corso decine di perquisizioni con l’impiego di oltre cento carabinieri. I quattro fermati sono due imprenditori e un broker finanziario marchigiani e un imprenditore calabrese, ritenuto elemento di spicco della cosca ‘ndranghestista degli Alvaro di Sinopoli (Reggio Calabria), accusati di riciclaggio e autoriciclaggio commessi con l’aggravante mafiosa. I militari hanno provveduto anche il sequestro preventivo di alcuni beni immobili, localizzati nelle Marche, per un valore complessivo di 1,5 miliardi ed eseguito numerose perquisizioni nei confronti di altri tre indagati, nonché di soggetti e società che, dislocati sia in Italia che all’estero, sono emersi nel corso delle attività d’indagine. “Oper Fiber” è iniziata nel gennaio dello scorso anno, a seguito di alcune segnalazioni provenienti dalla Banca d’Italia per operazioni sospette, in relazione alle quali gli inquirenti hanno accertato l’esistenza di stabili rapporti economici tra l’imprenditore calabrese e i professionisti marchigiani. Sarebbe emerso un complesso meccanismo di triangolazioni finanziarie tra Italia, Inghilterra e Svizzera – che ha coinvolto altri professionisti sottoposti ad indagine, anche se non destinatari del provvedimento di fermo – utilizzato per riciclare cospicue somme di denaro riconducibili all’organizzazione criminale attraverso l’acquisto dei beni immobili sottoposti a sequestro preventivo.

Redazione Calabria 7

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