‘Ndrangheta nelle Preserre Catanzaresi, chieste 23 condanne (NOMI)

di Gabriella Passariello- Ventritrè condanne a pene comprese tra 20 e 8 mesi di reclusione sono stati chiesti dal pm della distrettuale di Catanzaro Debora Rizza per gli imputati giudicati con rito abbreviato,  coinvolti nell’inchiesta “Orthrus” contro la cosca Chiefari-Iozzo, due nuclei familiari, costituenti uno stesso sodalizio di ‘ndrangheta operante nell’area di Chiaravalle Centrale, Cardinale e Torre di Ruggero. In particolare il pubblico ministero ha invocato per Marco Catricalà, 8 anni e 6 mesi; Domenico Chiefari, 8 anni;  Giuseppe Chiefari, 8 anni; Nicola Chiefari, 8 anni; Pietro Antonio Chiefari, 8 anni; Vito Chiefari, 10 anni; Alexandr Daniele, 9 anni inteso Sasha, 9 anni;  Stefano Dominelli, 8 anni; Damiano Fabiano, 10 anni; Giuseppe Garieri, 8 anni e sei mesi; Mario Salvatore Garieri, 8 anni; Giuseppe Giovanni Iozzo, 9 anni; Raffaele Iozzo, 20 anni; Andrea Maida,  8 anni e 6 mesi; Antonio Maiolo, 9 anni; Claudio Marchese, 8 anni; Giuseppe Marco Marchese, 12 anni; Stefano Pasquino, 9 anni; l’avvocato ed ex sindaco Giuseppe Pitaro, 6 anni; Antonio Rei, inteso U Bellino, 2 anni; Salvatore Russo, inteso u Porco, 9 anni;  Marta Sanginiti, 8 anni e sei mesi; e Fabio Romeo, 8 mesi e 80 euro di multa. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 5 febbraio, mentre il 6 novembre scorso sono stati rinviati a giudizio altri sei imputati (LEGGI).

Il ruolo delle due famiglie Chiefari- Iozzo

Il ruolo delle due famiglie Chiefari- Iozzo

Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, il nucleo familiare degli Iozzo di Chiaravalle Centrale sarebbe costituito dai fratelli Mario, detto Marino, Giuseppe Gregorio, Luciano e Gianfranco Iozzo. Per gli inquirenti un ruolo rilevante lo avrebbe avuto anche il figlio di Mario, Raffaele Iozzo. Nella loro disponibilità armi di uso comune e da guerra e sarebbero stati dediti alle estorsioni ai danni dei commercianti e degli imprenditori boschivi oltre al traffico di droga. Il punto di riferimento sarebbe Antonio Chiefari, nonché i figli Vito, Pietro Antonio, Domenico Giuseppe e Nicola. Secondo l’accusa avrebbero gestito varie attività imprenditoriali, operanti principalmente nel settore degli scavi, del movimento terra e nel settore agricolo. Avrebbero avuto il controllo del territorio, in particolare quello di Torre Ruggero, attraverso la forza intimidatrice derivante dal vincolo associativo che avrebbe permesso loro di interferire nelle attività economiche della zona e, in particolare, sulle grandi opere relative alla costruzione della “Trasversale delle Serre”.

Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia

Un’ingerenza – raccontano i collaboratori di giustizia – che si sarebbe manifestata per mezzo della stipula di contratti di noleggio di macchinari in favore dell’Ati aggiudicatrice dell’appalto mediante una società riconducibile alla famiglia Chiefari. Non solo, i Chiefari avrebbero anche gestito il business degli spazi alla fiera della Madonna delle Grazie di Torre Ruggero imponendo e dettando le loro regole. A consolidare il quadro indiziario costruito dagli inquirenti anche le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia. In particolare Domenico Todaro nei cui interrogatori ha riferito come gli Iozzo costituirebbero un autonomo gruppo criminale nella zona di Chiaravalle Centrale con a capo Mario Iozzo, detto “Marino”. Vincenzo Todaro ha invece riferito che per l’esecuzione delle rapine bisognava chiedere il permesso ai Chiefari di Torre Ruggero e agli Iozzo “i quali – spiega il pentito – erano sempre presenti sul territorio e dovevano essere a conoscenza di tutti ciò che accadeva”. Lo stesso Todaro ha parlato dell’affiliazione di tutti i fratelli Iozzo (Mario, Luciano, Pino, Gianfranco e Saverio) alla cosca Gallace. Ancora più preciso il collaboratore di giustizia Gianni Creterola che agli inquirenti ha dichiarato di far parte della ‘ndrina di Gagliato capeggiata da Massimiliano Sestito alle dipendenze del “locale” di Serra San Bruno con a capo Damiano Vallelunga (ora defunto). Secondo quanto sostenuto da Creterola di quest’ultimo “Locale” facevano parte i Comuni di Soverato di cui era capo ‘ndrina Vittorio Sia; Chiaravalle Centrale con a capo gli Iozzo; San Sostene con i Lentini e i Procopio; Torre di Ruggero con i Chiefari, capeggiati da Antonio Chiefari; e Vallefiorita con i Bruno.

Il collegio difensivo

Impegnati nel processo gli avvocati Salvatore Staiano, Vincenzo Cicino, Giovanni Russomanno, Saverio Loiero, Vittoria Aversa, Stefano Nimpo, Salvatore Giunone, Antonio Ierardi, Enzo Savaro, Anselmo Torchia e Domenico Cortese.

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