Jonica, le mani della ‘ndrangheta sui villaggi turistici: le estorsioni e le minacce di morte (VIDEO)

E' lungo l'elenco delle attività ricettive soggiogate dalla locale di Cutro e menzionate nel provvedimento del gip del Tribunale di Catanzaro

di Gabriella Passariello- Dall’Alto Ionio Catanzarese al Basso Crotonese, le mani di una nuova “provincia”, costituita da varie ‘ndrine Sanleonardesi, componenti la locale che si spartisce il territorio per riscuotere i soldi delle estorsioni. Da località Barco Vercillo del Comune di Cutro, sino a San Vincenzo di Sellia Marina (provincia di Catanzaro), in un tratto di costa di circa quaranta chilometri, a  ciascuna famiglia è affidato un determinato villaggio o complesso turistico da cui ricavare illecitamente introiti estorsivi.  E’ quanto è emerso dall’attività investigativa svolta dalla Guardia di Finanza di Crotone, che oggi ha eseguito un provvedimento relativo a 10 misure cautelari vergato dal gip del Tribunale di Catanzaro Matteo Ferrante, notificando un decreto di sequestro preventivo su richiesta dei sostituti procuratori della Dda di Catanzaro Domenico Guarascio e Paolo Sirleo con il coordinamento del procuratore capo Nicola Gratteri nell’ambito dell’Operazione Jonica (LEGGI QUI). Dalle escussioni degli imprenditori vessati è venuto fuori un progetto per ottenere soldi, avvalendosi dello strumento delle minacce, di portata più vasta rispetto a quanto registrato nell’ambito dell’inchiesta “Malapianta” stringendo in una morsa, tutte le strutture del litorale ionico soggiogate alla locale di San Leonardo di Cutro. La sottomissione dei villaggi e dell’intero indotto costituito dai fornitori di beni e servizi rappresenterebbe un piano delinquenziale condiviso dalle consorterie dei Mannolo, Trapasso, Falcone e Zoffreo.

“Alfonso Mannolo, una vita dedita alla criminalità”

“Alfonso Mannolo, una vita dedita alla criminalità”

Il dominus, per la Dda, è Alfonso Mannolo, nei confronti del quale si ipotizzano l’estorsione l’usura, il trasferimento fraudolento di valori, tutti reati aggravati dalla mafiosità, dotato di una caratura criminale tale da non essere in alcun modo paragonabile a quella degli altri indagati. L’uomo, secondo il gip firmatario dell’ordinanza, presenta un’indole delinquenziale fuori dal comune in ragione della sua figura di vertice all’interno della ‘ndrangheta, dei suoi collegamenti con ambienti criminali di matrice mafiosa e dei metodi dallo stesso utilizzati, elementi, questi, che denotano un’esistenza dedita al crimine. Grazie al suo radicamento criminale in quel territorio, per oltre quarant’anni, forte della sostanziale impunità conseguita sino al suo arresto, avvenuto solo nel 2019, “ha contaminato criminalmente ogni aspetto della vita sociale ed economica dei territori da lui controllati”.

Le estorsioni nei villaggi turistici

Alfonso Mannolo insieme al figlio Dante avrebbe minacciato anche di morte il titolare  una di ditta individuale, dedita a lavori edili, esecutore del contratto di appalto per la manutenzione del verde in un villaggio turistico, a consegnare loro  mille euro mensili dal febbraio 2017 al maggio 2017; 1.200 euro al mese dal giugno 2017 al dicembre 2017; altri 1.100 dal gennaio 2018 al mese di aprile 2019. Alfonso Mannolo, vertice apicale dell’omonima consorteria di ‘ndrangheta cutrese, decideva la spartizione delle imposizioni estorsive, mentre Dante, aderendo alle strategie criminali della consorteria, sollecitava le dazioni mensili di denaro, ricevendo le somme estorte in contanti. Stesso sistema messo in atto nei confronti di una ditta individuale esercente l’attività di  “Coltivazioni di cereali” e  “Altri servizi N.C.A.”, esigendo in contanti 800 euro mensili da gennaio 2001 al dicembre 2006 e 900 euro sempre ogni mese da gennaio 2007 a dicembre 2016. Fatti aggravati dall’essere stati commessi da persone appartenenti al sodalizio di ‘ndrangheta denominato locale di San Leonardo di Cutro, a cui assicuravano i proventi dell’attività estorsiva accrescendone la forza economica, il controllo del territorio e quindi la capacità operativa. Anche Felice Falcone e Fiore Zoffreo, secondo quanto riporta l’ordinanza del gip, avrebbero costretto un imprenditore, titolare di una società con sede a Catanzaro, a consegnare, proprie mani, una mazzette di ben 170mila euro dal 2001 al 2018, obbligato a dare a Zoffreo ulteriori 10mila euro anni, con bonifico bancario eseguito in pagamento di una fattura, emessa a fronte di lavori solo fittiziamente eseguiti dalla ditta individuale intestata allo stesso Zoffreo.

I prestiti con tassi di interesse usurai

Felice Falcone, referente della “omonima ndrina”, dal 2001 al 2018, direttamente nelle sue  mani, avrebbe ricevuto canoni estorsivi pari a 13 mila euro annui per un totale complessivo di 234mila  euro. Avrebbe anche garantito un prestito a tassi di interesse vertiginosi, approfittando dello stato di bisogno di un imprenditore. La somma richiesta è stata corrisposta, nell’arco temporale intercorrente tra il 2002 ed il 2004 – mediante pagamenti in contanti.  Il prestito veniva dissimulato  con un contratto di associazione in partecipazione,  accettato dal debitore a condizioni poste dal creditore a proprio vantaggio. In particolare, a fronte di un prestito di un importo pari a euro 51.645,68, erogato nel 2002, Falcone riceveva, interessi pari a 2.300 euro per 30 mensilità, quantificati in  69mila euro totali, oltre alla restituzione del capitale ammontante a 51.645,68 euro. E’ lungo l’elenco delle estorsioni riportate nel provvedimento del gip messe in atto per costringere imprenditori e titolari di strutture turistiche a pagare le tangenti e bastava proferire il nome della locale di Cutro per ottenere una barca di soldi.

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