‘Ndrangheta, sgominata gang di rapine nel Bresciano: sventato attacco a caveau

Per l'operazione anticrimine sono stati impiegati oltre 300 uomini e mezzi speciali
rapine brescia

In provincia di Brescia, a seguito di indagini durate da oltre 5 mesi e dirette dalla Direzione distrettuale antimafia della procura della Repubblica di Brescia, con il coordinamento operativo della Direzione Centrale anticrimine della polizia di Stato, i poliziotti della squadra mobile di Brescia, i carabinieri del raggruppamento operativo speciale e il servizio centrale operativo della polizia di Stato, con l’intervento dei poliziotti del Nucleo centrale operativo di sicurezza (Nocs), hanno arrestato un gruppo criminale di 31 persone accusate di essere rapinatori specializzati in assalti a furgoni blindati e caveau, in gran parte provenienti da Cerignola (Foggia), che stava per compiere un’imponente rapina a mano armata in danno del caveau di un istituto di vigilanza privata, con sede in Calcinato (Brescia). Sono stati inoltre sequestrati 4 kalashnikov, 1 fucile a pompa, una mitraglietta Uzi, una pistola (con munizioni), 21 bottiglie Molotov e chiodi a quattro punte.

Le indagini

Le indagini

Le complesse e articolate indagini, che si sono protratte per oltre cinque mesi, nella fase conclusiva hanno visto il dispiegamento di un imponente dispositivo composto da personale della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri le cui componenti hanno operato in sinergia e stretto raccordo operativo. All’operazione che ha permesso di arrestare il gruppo di presunti rapinatori, hanno preso parte anche le Squadre Mobili di Foggia, Milano, Venezia, Padova, Monza, Bergamo, Reggio Emilia, Verona, Piacenza, Parma, Cremona e i militari del Comando provinciale di Brescia.

Gli arrestati, che si erano radunati ed erano pronti ad entrare in azione nella tarda serata, sono accusati di aver pianificato da tempo l’assalto al caveau, ignari di essere sottoposti ad indagini condotte, con attività tecniche d’intercettazione, dalla Squadra Mobile di Brescia, dal Servizio Centrale Operativo e dal Raggruppamento Speciale Operativo Carabinieri. I presunti rapinatori, con precedenti penali, alcuni ritenuti collegati a clan del Foggiano e cosche di ‘ndrangheta, nei mesi precedenti avevano rubato circa venti auto, furgoni e camion destinati ad essere dati alle fiamme allo scopo di isolare l’area d’interesse ed impedire l’intervento delle forze di polizia; nella loro disponibilità anche una ruspa che sarebbe servita per sfondare la parete blindata del caveau, che custodisce gli incassi raccolti dagli esercizi commerciali della zona.

Guardie giurate “infedeli”

Fra gli arrestati figurano anche due guardie giurate “infedeli”, dipendenti dell’istituto di vigilanza obiettivo della rapina, accusati di aver svolto il ruolo di “basisti”, riferendo ai complici che – al momento del colpo – poteva giacere nel caveau una somma in contanti di circa 80 milioni di euro. Gli investigatori monitoravano i movimenti degli arrestati dallo scorso ottobre, seguendo tutte le fasi della pianificazione del colpo, tra cui i sopralluoghi e i viaggi dalla Puglia verso il bresciano dei vari componenti del gruppo criminale.

Cura maniacale della logistica

Attraverso le intercettazioni telefoniche ed ambientali, si è potuta monitorare la cura maniacale degli aspetti logistici, tra cui il procacciamento degli alloggi per i sodali in trasferta presso strutture ricettive che omettevano la comunicazione dei dati dei clienti, per evitare i consueti controlli della questura. I presunti rapinatori erano pronti ad intervenire muovendo contemporaneamente da luoghi diversi, comunicando con telefoni dedicati ed apparati radio.

I reati contestati

Un primo gruppo era pronto a muoversi da un capannone industriale ubicato a Cazzago S. Martino (dove erano stati nascosti i mezzi preventivamente rubati). Altri due gruppi, invece, erano pronti a partire da due “covi” situati a Gardone Val Trompia e a Ospitaletto. L’operazione anticrimine è stata condotta contestualmente su tutti e tre questi obiettivi, impiegando oltre 300 uomini e mezzi speciali. L’operazione è stata realizzata anche grazie al coordinamento investigativo effettuato dalla Procura nazionale antimafia. I reati contestati sono l’associazione a delinquere finalizzata a commettere il reato di rapina, il tentativo di rapina pluriaggravata, la detenzione di armi da guerra, la ricettazione dei mezzi rubati, con l’aggravante del metodo mafioso.

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