di Gabriella Passariello – Con sette condanne e tredici assoluzioni si è concluso il processo di primo grado per i venti imputati, che hanno scelto l’ordinario coinvolti nell’operazione nell’operazione della Dda di Catanzaro “Borderland”. Ha retto solo parzialmente il castello accusatorio del pm della distrettuale Debora Rizza, che il 29 settembre scorso al termine della requisitoria aveva invocato 2 secoli di reclusione per gli imputati, accusati di associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione, violazioni in materia di armi, illecita concorrenza con violenza o minaccia, esercizio abusivo del credito, intestazione fittizia di beni
Le condanne
Le condanne
In particolare i giudici hanno inflitto a Gregorio Aiello, 10 anni e 8 mesi (il pm ha chiesto 17 anni); Salvatore Aiello, 10 anni e 8 mesi, (il pm ha chiesto 10 anni); Maurizio De Fazio, 10 anni e 8 mesi, (il pubblico ministero 17 anni); Rolando Russo, 16 anni e 6 mesi di reclusione (il pm ha invocato 10 anni); Massimo Zofrea, 22 anni, (il pm ha chiesto 21 anni); Domenico Iaquinta, 8 mesi di reclusione (il pubblico ministero 4 anni); Salvatore Scandale, 2 anni e 8 mesi di reclusione (il pm 6 anni e 8 mesi).
Le assoluzioni
I giudici del Tribunale collegiale di Catanzaro hanno assolto Antonio Bianco, (il pm ha invocato 18 anni); Vito Borelli, (il pm ha chiesto 20 anni); Giovanni Colosimo, (il pubblico ministero ha chiesto 16 anni); il vice sindaco di Cropani Francesco Greco, (il pubblico ministero ha invocato 12 anni); Clodian Dimeti, (il pm ha invocato18 anni); Filomena Muto, (il pubblico ministero ha chiesto 6 anni); Riadh Salah Ben, (il pm ha chiesto 6 anni di reclusione); Monica Pezzano, (il pubblico ministero ha invocato 6 anni di reclusione); Giuseppe Gareri, (il pm ha chiesto 1 anno e 4 mesi) e Luigi Grimaldi, (il pubblico ministero ha invocato 2 anni di reclusione); Salvatore Stanizzi, (il pm ha chiesto 3 anni), Carmine Falvo (il pm ha invocato 4 anni) e Emanuele Valenti Carcea, (il pm ha invocato 6 anni).
I due sodalizi e i legami con il clan Grande Aracri
L’attività d’indagine, avrebbe consentito di svelare l’esistenza di due distinti sodalizi mafiosi, quello dei Trapasso di San Leonardo di Cutro (Kr) e quello dei Tropea-Talarico di Cropani Marina (Cz). La cosca di ‘ndrangheta dei Trapasso, capeggiata dal cinquantottenne Giovanni e dai figli Leonardo, detto Nana’ e Tommaso, avrebbe rivestito un ruolo di vertice nel panorama delle consorterie mafiose dell’area, operando in stretta connessione con le omologhe compagini dei Grande Aracri di Cutro, dei Farao-Marincola di Cirò Marina, dei Bubbo di Petronà, dei Ferrazzo di Mesoraca, vantando solidi rapporti con le più influenti cosche della regione. Le indagini, inoltre, avrebbero consentito di dimostrare l’ascesa criminale del clan mafioso facente capo a Giuseppe Tropea e allo zio Francesco Talarico, inizialmente assoldati come “manovalanza” dal clan Trapasso, avrebbero col tempo conquistato una propria autonomia nel territorio di Cropani Marina, con attività usuraie, senza l’obbligo di rendicontare alla cosca “madre” di San Leonardo. Il potente sodalizio cutrese, invece, avrebbe imposto la sua lunga manus attraverso una fitta rete di fiancheggiatori e favoreggiatori, appartenenti sia al mondo imprenditoriale che a quello delle istituzioni. Il condizionamento sul voto. Un’inchiesta che ha consentito di registrare il condizionamento del voto amministrativo del maggio 2014 nel Comune di Cropani, nel Catanzarese, finalizzato alla acquisizione di appalti e servizi pubblici che ha portato all’elezione, come candidato in una lista civica, del vice sindaco Francesco Greco.
I legami con le altre cosche calabresi
I rapporti privilegiati della cosca Trapasso con i più potenti clan della intera Regione sono attestati, secondo le ipotesi di accusa, oltre che dalla documentata partecipazione a summit di mafia, anche dalla presenza di rappresentanti della famiglia a sontuosi banchetti svoltisi in occasione dei matrimoni di alcuni appartenenti alle famiglie di ‘ndrangheta delle diverse provincie calabresi.
La ‘ndrangheta e le cerimonie religiose
I Trapasso sarebbero rientrati nel ristretto numero delle cosche custodi della ortodossia della ‘ndrangheta, con la presenza di uomini della consorteria a Polsi, in occasione degli annuali festeggiamenti della Madonna, o in genere alla cerimonie religiose dei luoghi di propria influenza.
Il collegio difensivo
Nel nutrito collegio difensivo compaiono, tra gli altri, i nomi degli avvocati, Salvatore Staiano, Pietro Pitari, Gianni Russano, Nicola Cantafora, Salvatore Perri, Lanfranco Calderazzo e Marco Rocca.