Delegazione in visita al carcere di Catanzaro, ieri lunedì 16 agosto. I parlamentari Rita Bernardini (presidente dell’associazione Nessuno Tocchi Caino e consigliere generale del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito) e Sergio D’Elia (segretario dell’associazione Nessuno Tocchi Caino e consigliere generale del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito) insieme agli attivisti Giovanna Canigiula, Sabrina Renna, Gianmarco Ciccarelli, Giuseppe Candido, Antonio Coniglio, Antonio Giglio e a Carmine Canino presidente dell’associazione ANPVU (Associazione Consumatori di e-cig) hanno incontrato alcuni detenuti della casa circondariale di Siano. “Qui ci sono grandi eccellenze – ha affermato Bernerdini – come un centro clinico di 7 posti dove arrivano da altri istituti penitenziari in quantità dieci volte maggiore ed una piscina per idroterapia dove arrivano detenuti bisognosi che però non la trovano funzionante. Purtroppo il sistema non funziona a livello centrale, abbiamo incontrato tantissimi detenuti incompatibili col sistema carcerario. La magistratura di sorveglianza non è capace di gestire il trattamento del singolo detenuto e si limita a respingere tutto. Nonostante il quadro poco buono mi sento di poter elogiare la direttrice Paravati e la Polizia penitenziaria per come riescono a gestire con tante lacune oggettive questo istituto dove c’è per esempio una pasticceria eccezionale guidata da uno chef vero che si dovrebbe implementare”.
Sollecitata l’introduzione della sigaretta elettronica
Sollecitata l’introduzione della sigaretta elettronica
“La nostra presenza come Associazione Nazionale ANPVU – spiega Canino – è volta a rispolverare una circolare di dicembre 2016 firmata dall’ex Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), Santi Consolo, con cui si autorizzava il via libera alla diffusione delle sigarette elettroniche, con e senza nicotina, negli istituti penitenziari, sia nei locali pubblici o aperti al pubblico che nei pubblici uffici. Le difficoltà però sono insorte nel momento in cui si non si è riusciti a trovare un modello idoneo con le misure di sicurezza delle carceri. Oggi, però, il mercato offre varie tipologie di device, che potrebbero essere idonei con le misure di sicurezza degli istituti penitenziari. Progetti analoghi sono già stati avviati con successo in Francia e Regno Unito ed auspichiamo e ci mobiliteremo affinchè anche in Italia la situazione possa sbloccarsi al più presto in quanto la sigaretta elettronica allevierebbe i danni per la salute sia dei detenuti ex fumatori che dei loro compagni di cella, costretti fino ad oggi ad intossicarsi respirando il fumo da combustione, sia del personale amministrativo”.