(D.C.) – Un 22enne di Acquaro, paesino del vibonese, con tanti sogni da realizzare e un amore grande per una donna che però è la cognata di un boss di ‘ndrangheta, uno dei tanti mammasantissima del territorio con ‘altri progetti’ per la ragazza, a cui la vita viene troppo prematuramente e brutalmente strappata proprio per questa ragione.
Una storia che commuove, anche a più di un quarto di secolo di distanza, quella di Giuseppe (per tutti Pino). Uno a cui neppure è stato concesso il tempo di diventare uomo compiutamente, perché lo hanno trucidato nel 1994. Il suo solo torto (lo diciamo con tanta amara ironia, naturalmente)?
Nutrire un sentimento puro e nobile per una giovane considerata invece, come premesso, proprietà privata dal sanguinario vertice della cosca locale.
Un clan che ha fatto uccidere, dando alle fiamme e sfregiando il corpo, il povero Giuseppe, seppellendone infine i martoriati resti in una buca profonda salvo il successivo ritrovamento delle parti di cadavere rimasto, nei pressi di Dinami, frutto dei riscontri effettuati da magistratura e forze dell’ordine a seguito delle propalazioni di un pentito il quale aveva preso parte all’insensato massacro.
Ebbene, nella tre giorni dedicata dalla meravigliosa Libera (associazione fondata da don Luigi Ciotti, mafie, di cui peraltro il fratello di Giuseppe è un noto esponente regionale) alla lotta a tutte le mafie, del vecchio caso Russo si è occupata nientemeno che History Channel.
Ecco quindi che noi diciamo – peraltro mutuando il nome dell’importante canale televisivo del pacchetto Doc e Lifestyle di Sky – se “historia magistra vitae”, bisognerebbe imparare molto da tale assurdo dramma e non dimenticare.