Nessun metodo mafioso: crolla l’impianto accusatorio a carico di Rosa Catarisano e del compagno

Erano stati arrestati nel giugno del 2022 con l'accusa di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di un'attività commerciale
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Rosa Catarisano, residente in Borgia, e Ilario Tipaldo, residente in Roccella Jonica, erano stati tratti in arresto e sottoposti al vincolo degli arresti domiciliari, in data 1 Giugno 2022 dai carabinieri della Stazione di Catanzaro Lido, a seguito di ordinanza custodiale del gip del Tribunale di Catanzaro emessa su richiesta avanzata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro.

L’accusa

L’accusa della Dda nei confronti della Catarisano e del Tipaldo era di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, ai danni dell’attività commerciale , avente sede nel quartiere marinaro di Catanzaro. Il Tribunale di Catanzaro in composizione Collegiale lo scorso mese di marzo, in accoglimento dell’istanza depositata dai difensori degli imputati, avvocato Arturo Bova del foro di Catanzaro e avvocato Massimo Mazzaferro del foro di Locri, aveva revocato gli arresti domiciliari e rimesso in libertà gli imputati.

Esclusa l’aggravante del metodo mafioso

Lo scorso 13 ottobre, al termine della requisitoria, la Dda di Catanzaro, rappresentata dal pubblico ministero Debora Rizza, aveva insistito nella conferma dell’impianto accusatorio chiedendo tanto per la Catarisano quanto per il Tipaldo la condanna ad 8 (otto) anni di reclusione. Ieri sera, alle ore 19, il Collegio giudicante ( presidente Care’, giudici a latere Fogari e Sculco), all’esito della Camera di Consiglio, per come richiesto dalle difese degli imputati, ha emesso la sentenza con la quale ha riqualificato il reato di estorsione in quello di esercizio arbitrario delle proprie ragioni ed escluso l’aggravante del metodo mafioso, e ha condannato gli imputati alla pena di anni uno e mesi due di reclusione concedendo, altresì, il beneficio della sospensione della pena.

Dal canto suo, l’avvocato Arturo Bova, difensore di Rosa Catarisano, pur dichiarandosi molto soddisfatto della sentenza (“si passa da estorsione ad esercizio arbitrario delle proprie ragioni e si spazza via l’aggravante del metodo mafioso. Il processo ha accertato, sia pure ancora non in via definitiva, che gli imputati avrebbero agito per tutelare una pretesa più che legittima, altro che estorsione e mafia…), ha annunciato che ricorrerà in appello per ottenere l’assoluzione da ogni ipotesi delittuosa.

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