Un abbraccio collettivo nel segno della pace. Nella giornata di ieri, in occasione della 56esima giornata mondiale della pace, la comunità diocesana di Catanzaro-Squillace si è riunita con il suo arcivescovo Claudio Maniago nella parrocchia “Sant’Anna” del capoluogo calabrese per vivere un momento di fraternità e testimoniare che “nessuno può salvarsi da solo”. L’appuntamento, tra i più significativi che la Chiesa diocesana da sempre promuove in occasione del tradizionale mese della pace, prende il titolo dal messaggio per la pace di Papa Francesco, con il quale egli ha esortato a “riflettere coraggiosamente sugli effetti della pandemia invitando a tracciare nuove vie di pace” partendo dall’invito rivolto da San Paolo ai Tessalonicesi. L’evento, che a causa del maltempo si è svolto all’interno della chiesa e non per le strade del suo quartiere come da programma, ha visto coinvolte diverse realtà che sul territorio si sono sempre spese tantissimo per il bene comune: il gruppo Agesci, il Centro Calabrese di Solidarietà, Fondazione Città Solidale, gli studenti accompagnati dai genitori e le insegnanti dell’istituto comprensivo Casalinuovo assieme al viceminisindaco dell’istituto, che hanno collaborato con i volontari della comunità parrocchiale di Sant’Anna per impreziosire i momenti di riflessione.
Il messaggio del sindaco e le testimonianze di vita
Il messaggio del sindaco e le testimonianze di vita
Ad aprire l’incontro è stato il sindaco Nicola Fiorita, che ha sottolineato come Catanzaro sia una grande città, ricca di tante realtà significative. “Nessuno si salva da solo significa anche che nessuno può salvare tutti. Gli sforzi che possiamo compiere sarebbero vani e inutili se non supportati da tutti voi. Non dobbiamo dimenticare mai – ha affermato – che ciascuno può fare qualcosa per chi soffre e vi ringrazio di essere qui. Costruiamo insieme sentieri di pace, costruiamo la città che sogniamo”. Significative ed emozionanti sono state le testimonianze che si sono alternate sull’altare, storie di vita vera fatte di sofferenza ma anche di gratitudine verso quegli operatori di pace che hanno saputo accogliere e supportare con abnegazione le vite distrutte dall’egoismo umano.
“La pace è una questione di cuore”
Al termine della marcia, si è svolta la celebrazione eucaristica, durante la quale mons. Maniago ha ricordato che la pace è una di quelle parole, come amore, fratellanza, che sono un contenitore grande. L’Arcivescovo ha confidato che quest’anno ha voluto inviare il messaggio di papa Francesco a tutti i sindaci della Diocesi insieme agli auguri di buon anno, affinché la lettura del messaggio fosse “beneaugurante” in quanto “è un invito anche un po’ ad avere fiducia. E come si può incominciare l’anno con un po’ di fiducia? Lo si può fare ricollocando tutte le difficoltà e le sofferenze in un contesto di speranza. Adesso è il momento in cui mettiamo in gioco la nostra vita – ha continuato mons. Maniago –. Sì, perché la pace la si riempie con la propria vita. E non soltanto con le prove, non soltanto con le nostre buone intenzioni, è una questione di cuore. Il Papa ha detto: bisogna radicare il cuore. […] E quando il Papa ci parla di cuore, non vuol dire essere vivi, non vuol dire emozioni, vuol dire vita […]. Cambiare il cuore vuol dire cambiare la vita”.
Dire basta alla guerra
Dire basta alla guerra, dire che la guerra è una follia, “ha senso se nasce dal cuore, cioè da una vita, che tutti i giorni si impegna a vivere la pace, a smorzare le guerre che ci sono nella nostra vita personale, quante volte siamo in guerra con noi stessi, nelle nostre famiglie purtroppo, nelle nostre comunità, nelle chiese, nella società in cui viviamo. Non si può costruire se non in pace, non si può costruire se non tutti insieme, lo abbiamo detto stasera. Allora è questo che dobbiamo vivere nella nostra vita di tutti i giorni: la consapevolezza che soltanto insieme, soltanto dicendo più frequentemente noi e non io potremo davvero costruire una cultura di pace”.