Netturbini assassinati a Lamezia: “Verità e giustizia sull’omicidio”

«La magistratura deve guardare dentro di sé, affinché si affermi la verità e la giustizia sull’omicidio, da parte della ’ndrangheta, di Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte, i due netturbini assassinati 29 anni fa a Sambiase di Lamezia Terme, del tutto estranei ad ogni affiliazione criminale».

Lo afferma, in una nota, il deputato M5S Giuseppe d’Ippolito, che alle prime luci del mattino del 24 maggio ha partecipato alla commemorazione delle due vittime, insieme ai loro familiari e alle istituzioni locali. «Ieri – ha detto il parlamentare – abbiamo ricordato la strage di Capaci del 1992, in cui per mano della mafia e di pezzi deviati dello Stato persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Oggi abbiamo ricordato l’uccisione, avvenuta nell’anno precedente, di Cristiano e Tramonte, altro caso che ci impone di pretendere verità e giustizia, impedite da silenzi, omissioni e opacità inaccettabili, che rappresentano una grave ferita al cuore dello Stato». «Compito di noi politici – sottolinea il deputato del Movimento 5 Stelle – è andare fino in fondo perché si faccia luce su queste vicende e si individuino tutti i colpevoli. Dunque la battaglia continua. Essa deve coinvolgere tutti gli eletti, a prescindere dalle bandiere di partito. Nel merito – conclude D’Ippolito – ho già interessato la commissione parlamentare Antimafia, la sola che, dotata degli stessi poteri della magistratura, può accertare i fatti e le responsabilità, così restituendo credibilità alle istituzioni e fiducia ai cittadini».

Lo afferma, in una nota, il deputato M5S Giuseppe d’Ippolito, che alle prime luci del mattino del 24 maggio ha partecipato alla commemorazione delle due vittime, insieme ai loro familiari e alle istituzioni locali. «Ieri – ha detto il parlamentare – abbiamo ricordato la strage di Capaci del 1992, in cui per mano della mafia e di pezzi deviati dello Stato persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Oggi abbiamo ricordato l’uccisione, avvenuta nell’anno precedente, di Cristiano e Tramonte, altro caso che ci impone di pretendere verità e giustizia, impedite da silenzi, omissioni e opacità inaccettabili, che rappresentano una grave ferita al cuore dello Stato». «Compito di noi politici – sottolinea il deputato del Movimento 5 Stelle – è andare fino in fondo perché si faccia luce su queste vicende e si individuino tutti i colpevoli. Dunque la battaglia continua. Essa deve coinvolgere tutti gli eletti, a prescindere dalle bandiere di partito. Nel merito – conclude D’Ippolito – ho già interessato la commissione parlamentare Antimafia, la sola che, dotata degli stessi poteri della magistratura, può accertare i fatti e le responsabilità, così restituendo credibilità alle istituzioni e fiducia ai cittadini».

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