A 15 anni dalla morte di Nicola Calipari, poliziotto, funzionario e agente segreto italiano, la ferita è ancora aperta. Il ‘calabrese buono’, come veniva soprannominato, perse la vita il 4 marzo 2005 a Baghdad, in Iraq.
Insieme alla giornalista Giuliana Sgrena, sequestrata da jihadisti iracheni e liberata grazie a Calipari e l’autista Andrea Carpani, lo stesso funzionario del Sismi si apprestava a raggiungere l’aeroporto di Baghdad quando, nel giro di pochi secondi, la vettura venne investita da una pioggia di proiettili di soldati americani, convinti che quell’auto rappresentasse una minaccia per l’allora ambasciatore americano in Iraq John Negroponte, che sarebbe passato da lì a poco. Calipari fece scudo col suo corpo alla giornalista, venendo colpito alla testa da un proiettale. Una morte assurda che, ancora oggi, a tanti anni di distanza provoca dolore.
Insieme alla giornalista Giuliana Sgrena, sequestrata da jihadisti iracheni e liberata grazie a Calipari e l’autista Andrea Carpani, lo stesso funzionario del Sismi si apprestava a raggiungere l’aeroporto di Baghdad quando, nel giro di pochi secondi, la vettura venne investita da una pioggia di proiettili di soldati americani, convinti che quell’auto rappresentasse una minaccia per l’allora ambasciatore americano in Iraq John Negroponte, che sarebbe passato da lì a poco. Calipari fece scudo col suo corpo alla giornalista, venendo colpito alla testa da un proiettale. Una morte assurda che, ancora oggi, a tanti anni di distanza provoca dolore.
Redazione Calabria 7