Luce su un duplice tentato omicidio avvenuto a Nicotera nel novembre del 2013.
La Dda di Catanzaro guidata dal Procuratore Nicola Gratteri ha infatti emesso un avviso di conclusione indagini firmato dal Sostituto Procuratore Antonio De Bernardo con conseguente informazione di garanzia nei confronti di Salvatore Zungri, 26 anni, di Laureana di Borrello. Deve rispondere dei reati di tentato omicidio in concorso con altri soggetti non meglio identificati aggravato dalle modalità mafiose: e la svolta investigativa – inevitabilmente – fa sensazione, anche perché Zungri ha 26 anni in atto, ma all’epoca dei fatti ne aveva solamente diciannove appena compiuti… Stando alla ricostruzione dei carabinieri del Nucleo investigativo di Vibo Valentia e della Direzione distrettuale antimafia catanzarese doveva essere un vero e proprio baby-killer, nelle intenzioni della feroce cosca vibonese dei Mancuso, che gli avrebbe commissionato il duplice delitto poi non riuscito.
La Dda di Catanzaro guidata dal Procuratore Nicola Gratteri ha infatti emesso un avviso di conclusione indagini firmato dal Sostituto Procuratore Antonio De Bernardo con conseguente informazione di garanzia nei confronti di Salvatore Zungri, 26 anni, di Laureana di Borrello. Deve rispondere dei reati di tentato omicidio in concorso con altri soggetti non meglio identificati aggravato dalle modalità mafiose: e la svolta investigativa – inevitabilmente – fa sensazione, anche perché Zungri ha 26 anni in atto, ma all’epoca dei fatti ne aveva solamente diciannove appena compiuti… Stando alla ricostruzione dei carabinieri del Nucleo investigativo di Vibo Valentia e della Direzione distrettuale antimafia catanzarese doveva essere un vero e proprio baby-killer, nelle intenzioni della feroce cosca vibonese dei Mancuso, che gli avrebbe commissionato il duplice delitto poi non riuscito.
Non solo: per come s’erano messe le cose inizialmente, Zungri – che non aveva certamente alcun interesse a smentire… – pareva invece essere il bersaglio predestinato finito nel mirino d’ignoti sicari. Invece, rivelano le successive indagini coordinate dalla Dda di Catanzaro che sarebbe stato proprio il giovanissimo di Laureana a sparare a Davide e Giuseppe Antonio Piccolo, in contrada Bragò di Nicotera Marina, a pochi chilometri dal luogo in cui fu ritrovato ferito. Zungri si sarebbe mosso a bordo di un’utilitaria – una Fiat “Uno” di colore bianco – rubata pochi giorni prima a Gioiosa Jonica. Il giovanissimo sicario comunque non avrebbe agito da solo, ma avrebbe fatto parte di un più nutrito “gruppo di fuoco”.
Arrivato nelle vicinanze della casa dei Piccolo il commando avrebbe esploso diversi colpi di pistola calibro 7.65. Una missione fallita per la pronta e violenta reazione delle vittime designate che avrebbero risposto al fuoco ferendo con colpi d’arma da fuoco appunto Zungri, poi lasciato per strada poco fuori il centro abitato di Nicotera Marina, dove fu successivamente trovato ferito, attinto da vari proiettili in diverse parti del corpo.
Trasportato al Pronto soccorso dell’ospedale “Jazzolino” di Vibo Valentia, Zungri venne successivamente trasferito in prognosi riservata nel reparto di Terapia Intensiva del nosocomio di Catanzaro. Lottò per giorni tra la vita e la morte. Nel tempo, il ragazzo s’è ripreso ma non ha mai rivelato nulla di come andò davvero quel giorno del 2013: oggi si scopre che, stando agli inquirenti, quel giorno non fu vittima ma protagonista di un agguato aggravato dalla premeditazione e da motivi abietti.
I due Piccolo sarebbero finiti nel “mirino” del clan Mancuso perché, nella visione della ‘ndrina di Limbadi, avrebbero messo in discussione la supremazia dei Mancuso sul territorio. In particolare, a dispetto della giovanissima età, proprio Salvatore Zungri avrebbe avuto “questioni in sospeso” coi Piccolo per via di un mancato pagamento di una partita di marijuana: un esponente dei Mancuso ne avrebbe approfittato per commissionargli l’omicidio in cambio della promessa di ricambiare il favore con l’eliminazione del killer che aveva ammazzato il cugino Francesco.
Proprio Salvatore Zungri, peraltro, nel settembre di tre anni fa fu arrestato nei paraggi di casa sua a Laureana – nella Piana di Gioia Tauro, dunque – per un altro episodio altrettanto truce: si sarebbe recato nella non troppo distante Feroleto della Chiesa, sempre sul territorio della Tirrenica reggina, perpetrando un altro tentato omicidio, armato questa volta di una 9×21. Con la sua pistola, Zungri sarebbe arrivato a casa di un “rivale” di Feroleto e avrebbe esploso diversi proiettili contro l’auto e poi all’interno dell’abitazione del suo “bersaglio”, sparando ad altezza d’uomo: sparando per uccidere, ebbero a osservare i carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro.
Nell’occasione, il giovane fu identificato anche grazie alle immagini del sistema di videosorveglianza, che condussero i Carabinieri dritto dritto a casa sua, dove fu immediatamente assicurato alla Giustizia: nei suoi confronti scattarono gli addebiti di tentato omicidio, danneggiamento aggravato, porto e detenzione illegale di armi.