Se qualcuno sarà in grado di convincerlo con una proposta migliore lui si farà da parte, ma intanto Valerio Donato si candida “da solo” e manda in frantumi le già poco solide certezze che il centrosinistra aveva provato a costruire attorno alla candidatura di Nicola Fiorita (LEGGI QUI). Difficile dire ora se alla fine si concretizzerà davvero una “guerra” elettorale tra i due prof che, ancora una volta, potrebbe spianare la strada a un centrodestra apparentemente impantanato tra divisioni e clima da fine impero. Quel che è certo, perché lo chiarisce lui stesso, è che Donato non si è messo in campo guardando ad eventuali primarie.
Un “sacrificio” per la “liberazione” della città
Un “sacrificio” per la “liberazione” della città
“Io sto andando da solo e chiamo le forze sane della città a coalizzarsi sul mio nome”, dice l’avvocato e docente universitario in oltre un’ora di conferenza stampa convocata non in una sede istituzionale o di partito, ma nel suo studio professionale. Entrato nella federazione giovanile del Pci a 13 anni e attualmente ancora iscritto al Pd, Donato dice di aver ricevuto “richieste trasversali” affinché prendesse l’iniziativa. E lui lo ha fatto nella consapevolezza di rappresentare al momento solo se stesso. “Non voglio convincere nessuno che la mia candidatura sia la migliore né entrare in competizione con nessuno”, dice, arrivando a definire la sua scelta “autonoma” e anche “isolata”, ma assicurando di aver ricevuto “da tanti cittadini un’istanza forte di liberazione di questa città”. Davanti a cui, pur rappresentando per lui “un enorme sacrificio”, non poteva “stare in silenzio”.
Un candidatura “politica ma non partitica”
Le idee sono molte e Donato ne illustra diverse parlando di centro storico, quartieri, hinterland, cultura, formazione, università e Pnrr nel suo lungo intervento (QUI LA DIRETTA INTEGRALE). Ma intanto, pur mettendo in chiaro di voler fare una campagna elettorale “improntata solo sulle cose da fare e non contro nessuno”, specifica di volersi confrontare con chiunque tranne “con i protagonisti e gli attori principali delle difficoltà in cui versa questa città”. La sua candidatura “non ha connotazione partitica ma politica, però sia chiaro che non sarà consentito a nessuno perseguire l’obiettivo di alimentare rendite di posizione partitica”.
L’evento “numero zero” il 28 gennaio
Donato dice di essersi sostanzialmente sentito “costretto” a proporsi come sindaco perché “Catanzaro non ha una comunità politica né di destra né di sinistra”, è stata governata da parte di chi è titolare di poteri “in perfetta solitudine” ed è ora necessario “promuovere la partecipazione dei cittadini all’attività politica in un solo modo: facendoli contare”. Ci proverà, Donato, con uno strumento previsto dallo Statuto del Comune ma dimenticato: la Conferenza dei cittadini. In questa sede il prof proverà a lanciare, il prossimo 28 gennaio, il “numero zero” di questo strumento esponendo le sue linee programmatiche e ascoltando anche “chiunque voglia partecipare” e, su queste basi, costruire una “coalizione vincente con l’obiettivo di mettere in piedi una giunta di salute pubblica che guardi solo allo sviluppo della città”. Ciò creerà un problema al Pd? “Probabilmente sì – ammette Donato – ma è più giusto che io crei un problema alla città? Il Pd – conclude – pare in conflitto con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo della città”.