Nipote del boss minacciava dal carcere i nuovi proprietari del ristorante confiscato

L'uomo mediante minacce e intimidazioni tentava di riottenere la gestione dell’ex ristorante confiscato perché ritenuto funzionale al riciclaggio di denaro

Dal carcere minacciava i nuovi proprietari del ristorante per riavere il locale che gli era stato confiscato per mafia. I carabinieri del nucleo investigativo di Torino, dopo due anni d’indagini, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Giuseppe Ursino, nipote del storico boss della ‘ndrangheta in Piemonte Rocco Lo Presti, noto come ‘Roccu u Maneja’ (morto nel 2009).

L’accusa è di tentata estorsione, pluriaggravata dal metodo mafioso. Secondo gli inquirenti Ursino, considerato un esponente della mafia calabrese legato alla cosca dei Crea, attraverso un complice, Ugo Sentini, anche lui arrestato dai militari dell’Arma, avrebbe tentato, mediante minacce e intimidazioni, di riottenere la gestione dell’ex ristorante di Alpignano (Torino) “Lettera 22”, che era stato confiscato ad Ursino in quanto faceva parte di una rete di attività economiche usate dalla criminalità organizzata per il riciclaggio del denaro e per sostenere le cosche. Proprietaria di “Lettera 22”era diventata un’associazione.

L’accusa è di tentata estorsione, pluriaggravata dal metodo mafioso. Secondo gli inquirenti Ursino, considerato un esponente della mafia calabrese legato alla cosca dei Crea, attraverso un complice, Ugo Sentini, anche lui arrestato dai militari dell’Arma, avrebbe tentato, mediante minacce e intimidazioni, di riottenere la gestione dell’ex ristorante di Alpignano (Torino) “Lettera 22”, che era stato confiscato ad Ursino in quanto faceva parte di una rete di attività economiche usate dalla criminalità organizzata per il riciclaggio del denaro e per sostenere le cosche. Proprietaria di “Lettera 22”era diventata un’associazione.

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