Centinaia di persone, ieri sera, si sono ritrovate a Cutro, davanti al convento del SS. Crocifisso, in una manifestazione silenziosa, ciascuno con una fiaccola o una candela in mano, per lanciare un appello affinché i frati minori non concludano la loro missione dopo 433 anni di presenza religiosa francescana. Il convento di Cutro fu istituito nel 1589 e, da allora, la presenza dei frati non si è mai interrotta e, per intere generazioni, essi hanno rappresentato un punto di riferimento certo, un luogo dalla grande forza identitaria, che custodisce tra l’altro la straordinaria statua lignea del Crocifisso, il Cristo dalle tre espressioni del volto nonché l’unica scultura ad avere una perla sospesa sulla punta del naso a mo’ di lacrima.“Non vogliamo ancorarci alla Storia, pur rigogliosa, che lega la comunità cittadina di Cutro ai suoi frati – hanno scritto i manifestanti in un documento mandato alla Santa Sede, al Vescovo di Crotone-Santa Severina e alle autorità ecclesiali e religiose di vita consacrata – ma vogliamo esprimere preoccupazione per quella che è una terra di frontiera dove, oggi, negli anni venti del duemila, c’è una sfida pastorale, spirituale e di cura delle anime da raccogliere e che i frati minori, parte essenziale e fondativa di questa stessa comunità, non possono abbandonare”.
L’appello, nel ricordo composto delle gesta dei frati e del loro legame secolare con i cutresi (attraverso riflessioni, video e momenti spirituali), si è concretizzato nell’invito a rimeditare la scelta di chiudere il convento di Cutro, che ha rappresentato nel tempo un argine alla dispersione giovanile, alle piccole e grandi illegalità, ed anche il risveglio culturale e aggregativo della cittadina. “Non cancelliamo cinque secoli della nostra e della vostra storia”, è lo striscione apparso lungo la facciata della chiesa, non proprio ora, perché “se da questa realtà vanno via gli evangelizzatori, i portatori di pace, i custodi dei valori, ciò rende più lontana e faticosa l’azione di rinascita che stiamo provando a costruire”.
L’appello, nel ricordo composto delle gesta dei frati e del loro legame secolare con i cutresi (attraverso riflessioni, video e momenti spirituali), si è concretizzato nell’invito a rimeditare la scelta di chiudere il convento di Cutro, che ha rappresentato nel tempo un argine alla dispersione giovanile, alle piccole e grandi illegalità, ed anche il risveglio culturale e aggregativo della cittadina. “Non cancelliamo cinque secoli della nostra e della vostra storia”, è lo striscione apparso lungo la facciata della chiesa, non proprio ora, perché “se da questa realtà vanno via gli evangelizzatori, i portatori di pace, i custodi dei valori, ciò rende più lontana e faticosa l’azione di rinascita che stiamo provando a costruire”.