“Nessun dubbio sull’integrità morale del dottor Rosario Colace, tantissimi dubbi, anche pesanti, sull’ingerenza che il sindaco Sergio Abramo ha sempre esercitato sulle società partecipate del Comune , da lui evidentemente ritenute un “ramo d’azienda personale”.
Lo scrive in una nota il consigliere comunale di Fare per Catanzaro, Sergio Costanzo, commentando la notizia del rinvio a giudizio di Colace su nomine sospette all’Amc (leggi notizia di Calabria 7).
Lo scrive in una nota il consigliere comunale di Fare per Catanzaro, Sergio Costanzo, commentando la notizia del rinvio a giudizio di Colace su nomine sospette all’Amc (leggi notizia di Calabria 7).
“Se dovessero essere confermate le ipotesi della Procura della Repubblica, – scrive Costanzo – essendo i beneficiati delle nomine facenti parte del ristretto cerchio magico del sindaco (sempre gli stessi nomi, sempre gli stessi studi professionali, sempre gli stessi rapporti personali), si potrebbe pensare che il dottor Colace, appartenente ad una delle famiglie più specchiate della città, nonché professionista esemplare, sia stato indotto in errore da chi ha sponsorizzato fortemente tali nomine.
E non è un particolare da sottovalutare il fatto che uno dei beneficiati, che noi abbiamo sempre chiamato il “manager per meriti particolari”, oggi sia – sempre su nomina diretta di Abramo – il direttore generale di quella stessa azienda. Cose che possono accadere solo a Catanzaro!
Mi auguro sinceramente che dal dibattito processuale emerga la perfetta buona fede del dottor Colace.
Sul piano politico e morale, emerge sempre di più la figura ingombrante e arrogante del sindaco Abramo che piazza fedelissime e fedelissimi nei posti-chiave, premiando soprattutto coloro che prestano attività professionale per suo conto in attività private, con una commistione di interessi che fa rabbrividire. E’ il metodo dei “nani e delle ballerine”, di cui Abramo ama circondarsi, che è stato prontamente replicato anche alla Provincia di Catanzaro.
Riflettano tutti i giovani professionisti e le giovani professioniste catanzaresi. Non avranno mai speranza di essere utilizzati nelle società partecipate o negli staff di Comune e Provincia. A meno che non accettino di diventare “nani o ballerine”.