Non accetta la fine della loro storia e la perseguita, catanzarese a giudizio

La parola fine alla loro relazione non l’avrebbe proprio accettata, cercando in ogni modo di convincerla a ritornare sui suoi passi. Prima le telefonate ad ogni ora del giorno e della notte, poi le minacce e le offese. Con l’accusa di stalking, il gup del Tribunale di Catanzaro Paola Ciriaco ha  rinviato a giudizio F. G., 51 anni, di Catanzaro, accogliendo la richiesta del pubblico ministero. Il processo a carico dell’imputato inizierà il 9 dicembre prossimo davanti al Tribunale in composizione monocratica. L’imputato, difeso dall’avvocato Valerio Murgano, avrebbe reso impossibile la vita della sua ex compagna e della madre di lei, difese entrambi dal legale Teresa Matacera, pedinando e appostandosi sotto l’abitazione dell’ex compagna, urlando insulti pesanti, utilizzando espressioni del tipo: “ti ammazzo”, “ti sgarru e vi rumpu tuttu”, prendendo  a calci l’auto  della ex, impedendole di uscire dall’abitacolo.

Le minacce e le aggressioni. Secondo le ipotesi accusatorie, le minacce di morte sarebbero state indirizzate non solo alla sua ex, ma anche alla anziana madre convivente: “te la faccio pagare a lacrime di sangue; non vivrai a lungo né tu, né tua madre”, “dovete morire”, vi faccio vedere chi sono”. Aggressioni verbali e fisiche, queste ultime consistite nel picchiare il figlio della ex,  la stessa ex convivente e la madre di lei nell’agosto del 2012, provocando loro lesioni personali.  Un incubo durato circa quattro anni, da giugno 2011 fino a gennaio 2014, nell’arco del quale, l’uomo avrebbe molestato la donna e i suoi familiari, provocando in loro un grave stato d’ansia, vivendo con la paura di essere pedinati, controllati e con il timore per la propria e la altrui incolumità personale, al punto di essere costretti a modificare le proprie abitudini. F. G. risponde anche di aver adottato una condotta contraria all’ordine e alla morale delle famiglie, sottraendosi agli obblighi di assistenza inerenti alla potestà dei genitori. Non avrebbe contribuito alle spese di mantenimento  della figlioletta nata dalla relazione con la ex compagna, facendo mancare alla piccola i mezzi di sussistenza, senza ottemperare al duplice obbligo di corrispondere 300 euro mensili e di affrontare tutte le spese straordinarie “assunte in ragione della metà da ciascun genitore come disposto dal Tribunale di Catanzaro il 27 ottobre 2017”. (g. p.)

Le minacce e le aggressioni. Secondo le ipotesi accusatorie, le minacce di morte sarebbero state indirizzate non solo alla sua ex, ma anche alla anziana madre convivente: “te la faccio pagare a lacrime di sangue; non vivrai a lungo né tu, né tua madre”, “dovete morire”, vi faccio vedere chi sono”. Aggressioni verbali e fisiche, queste ultime consistite nel picchiare il figlio della ex,  la stessa ex convivente e la madre di lei nell’agosto del 2012, provocando loro lesioni personali.  Un incubo durato circa quattro anni, da giugno 2011 fino a gennaio 2014, nell’arco del quale, l’uomo avrebbe molestato la donna e i suoi familiari, provocando in loro un grave stato d’ansia, vivendo con la paura di essere pedinati, controllati e con il timore per la propria e la altrui incolumità personale, al punto di essere costretti a modificare le proprie abitudini. F. G. risponde anche di aver adottato una condotta contraria all’ordine e alla morale delle famiglie, sottraendosi agli obblighi di assistenza inerenti alla potestà dei genitori. Non avrebbe contribuito alle spese di mantenimento  della figlioletta nata dalla relazione con la ex compagna, facendo mancare alla piccola i mezzi di sussistenza, senza ottemperare al duplice obbligo di corrispondere 300 euro mensili e di affrontare tutte le spese straordinarie “assunte in ragione della metà da ciascun genitore come disposto dal Tribunale di Catanzaro il 27 ottobre 2017”. (g. p.)

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