Non ha retto nemmeno in appello l’accusa di tentata concussione in concorso ipotizzata nei confronti del poliziotto Giovanni Mellace, finito in un’inchiesta della Procura, che ruota intorno alla contesa di uno stabilimento balneare ubicato nel quartiere Lido di Catanzaro, il “Lido Jonio ce l’hai”. Nessuna variazione rispetto al verdetto pronunciato il 5 luglio 2020 dal gup Matteo Ferrante che aveva disposto il non luogo a procedere nei confronti di Mellace, che aveva scelto di proseguire l’ordinaria udienza preliminare. La Corte di appello ha sentenziato per il poliziotto la conferma della sentenza di primo grado, respingendo l’appello della Procura. Tre anni fa il gup aveva assolto l’imprenditore Giuseppe Valentino, che aveva optato per il rito abbreviato
Il lido conteso e la doppia denuncia
Il lido conteso e la doppia denuncia
Tutto è nato da alcune denunce sporte da Aniello Grampone, marito di Matilde Talotta, ex gestori della struttura e parti civili, assisiti dai legali Giuseppe Carvelli del Foro di Catanzaro e Gianluca Serravalle del foro di Cosenza. Il 22 e il 26 marzo 2021, Grampone si era recato prima alla Procura di Catanzaro e poi in Questura per raccontare alcuni episodi che lo avevano riguardato. Secondo le originarie ricostruzioni degli inquirenti è proprio qui che entra in scena Giovanni Mellace, in servizio alla polizia giudiziaria di Catanzaro. L’ispettore si presenta al “Lido Jonio” e chiede di parlare con Grampone al quale dice di essere a conoscenza dei suoi movimenti e anche di sapere della scadenza del contratto di locazione tra lui e Valentino. Aggiunge – sempre secondo la ricostruzione accusatoria – di voler subentrare nel contratto in quanto titolare effettivo di un birrificio, un’attività che appartiene alla società Esperia, intestata alla moglie di Mellace.
“Tutte le carte passano dalle mie mani”
Sempre secondo le originarie ipotesi accusatorie, il poliziotto avrebbe agito istigato da Valentino: “Vedi che io so tutto, leggo tutto, tutte le carte passano dalle mie mani, conosco tutti i movimenti che fai” avrebbe detto Mellace a Grampone per indurlo a non proseguire la sua battaglia giudiziaria sulla gestione del Lido “con conseguente utilità sia per il Valentino che per lui stesso (Mellace ndr), interessato al subentro nella struttura recettizia in questione”. Un intento non riuscito perché il Grampone ha sporto immediatamente denuncia. Un castello accusatorio sgretolato anche in secondo grado alla luce del verdetto dei giudici di appello.