Si è concluso con tre assoluzioni il processo su un presunto caso di usura aggravato dal metodo mafioso che vedeva imputati alcuni componenti della famiglia Mancuso di Limbadi. Il Tribunale collegiale di Vibo Valentia presieduto dal giudice Tiziana Macrì ha infatti prosciolto da tutte le accuse “per non aver commesso il fatto” Giulia Tripodi, 83 anni di Limbadi (difesa dagli avvocati Francesco Capria e Francesca Comito); Roberto Cuturello, 55 anni (assistito dagli avvocati Giovanni Vecchio e Bruno Vallelunga), e Antonio Agostino, 64 anni (difeso dall’avvocato Salvatore Pronestì), entrambi di Nicotera.
Le richieste del pm
Le richieste del pm
Il pubblico ministero Andrea Buzzelli aveva chiesto la condanna a quattro anni e cinque mesi di reclusione per Giulia Tripodi (madre di Pantaleone Mancuso alias Scarpuni) mentre per Cuturello aveva invocato l’assoluzione. Agostino era invece accusato di favoreggiamento e l’ufficio di Procura nei suoi confronti aveva richiesto una condanna a due anni.
Le ipotesi accusatorie
La vicenda giudiziaria traeva origini dalle dichiarazioni rilasciate agli inquirenti da Ewelyna Pytlarz, la testimone di giustizia di origini polacche, moglie uno dei fratelli di Pantaleone Mancuso, Domenico. Secondo l’ipotesi accusatoria la nuora della Pytlarz, Giulia Tripodi, aveva prestato del denaro a usura ad Antonio Agostino mentre Roberto Cuturello si sarebbe occupato della riscossione dei crediti. Fatti che sarebbero accaduti a Limbadi tra la primavera del 2003 e l’estate del 2009. Accuse che non hanno retto al vaglio del Tribunale collegiale di Vibo Valentia che ha, tra l’altro, disposto la restituzione della somma di 85mila euro in contanti sequestrata in casa della Tripodi e fatta ritrovare dalla stessa Pytlarz nel corso di una perquisizione domiciliare.