di Gabriella Passariello – Intimidazioni, messaggi minatori, atti ritorsivi finalizzati ad avere soldi per un incarico negato. Con l’accusa di tentata estorsione aggravata e continuata, la Procura di Catanzaro ha chiesto il rinvio a giudizio per l’architetto Tiziana Marino, 41 anni, di Catanzaro; Pancrazio Opipari, 46 anni, di Zagarise, finito anche nell’inchiesta Farmabusiness e Maurizio Caliò, 45 anni, di Catanzaro per fatti risalenti al 5 marzo e al 2 aprile 2019 . Tutti e tre, secondo le ipotesi accusatorie, avrebbero minacciato G. V. e M. S. dello studio professionale “S&V srl – Servizi di Ingegneria e Architettura srl” “di un male ingiusto”, qualora non avessero corrisposto all’architetto la somma di 4mila euro, a titolo di indennizzo per essere stata esclusa dalla realizzazione di un appalto affidato dal Comune di Zagarise allo studio “S&V”.
” Se no mi dà i soldi, farò qualcosa di cui poi mi pentirò”
” Se no mi dà i soldi, farò qualcosa di cui poi mi pentirò”
Marino in particolare avrebbe effettuato telefonate e inviato messaggi minatori a G. V. di questo tenore: “Entro fine settimana prossima, voglio tutti i soldi che mi devi (4mila euro). Hai già avuto troppo tempo!…”. Messaggi che con l’altra vittima sarebbero stati ancora più pesanti: “Deve darmi questi soldi (il tuo collega, ndr), altrimenti farò qualcosa di cui poi mi pentirò…”. Opipari, dietro esplicito incarico della Marino, si sarebbe recato in almeno due occasioni nella sede dello studio professionale “S&V”, la prima volta in compagnia del solo Caliò, la seconda insieme alla stessa Marino, esortando le vittime a pagare quanto dovuto alla donna: “Allora come dobbiamo fare per i soldi dell’architetto Marino? Perché fino a ora non abbiamo voluto toccare le macchine anche se potevamo, perché le macchine non parlano e comunque potete darglieli anche un po’ per volta”. Ed ancora “non mi interessa dove abitate… io vengo e trovo qualche buon amico a Soveria”. Caliò partecipando ad entrambi gli incontri nello studio professionale “S&V”, avrebbe sostenuto con la sua presenza le pretese avanzate dagli altri due indagati e rafforzato con il proprio atteggiamento la portata intimidatoria delle richieste di denaro. Per la Procura, tutti e tre, “avrebbero compiuto atti diretti in modo non equivoco a procurarsi un ingiusto profitto con pari danno per le persone offese, non riuscendo nell’intento per fatti indipendenti dalla loro volontà”. Adesso la parola passa al gup del Tribunale di Catanzaro Isabella Valenzi che il 22 aprile prossimo, nel contradditorio tra accusa e difesa, rappresentata dai legali Nicola Tavano, Michele De Cillis e Luigi Falcone, deciderà se accogliere o meno la richiesta di mandare a processo gli imputati.