Notarangelo: “Sanità calabrese nel caos, manca il quadro di comando”

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“Caos, rabbia e tanta paura. Man mano che cresce la curva dei contagi e la preoccupazione che il nostro sistema sanitario non sia in grado di reggere l’impatto dell’emergenza e dei ricoveri, ci interroghiamo sui ritardi accumulati nella predisposizione di un piano per la gestione della seconda ondata, soprattutto in Calabria. Ma quello su cui dovremmo attivarci senza troppe polemiche è come trovare soluzioni: per rispondere alla carenza di personale, per accelerare i tempi di esecuzione dei tamponi, per individuare locali idonei ad ospitare i pazienti asintomatici, quelli che non possono stare in quarantena in casa propria. Giusto per citare qualche esempio. E ce lo chiediamo con maggiore urgenza proprio oggi, ad un giorno dalla scadenza del Decreto Calabria”. E’ quanto afferma il consigliere regionale del Partito democratico, Libero Notarangelo, vice presidente della commissione permanente Sanità.

“Nel Decreto rilancio di giugno il Governo aveva varato un aumento delle risorse destinate al servizio sanitario nazionale da 2,5 miliardi di euro, metà per il 2020 e il resto sul 2021 – ricorda Notarangelo – proprio per affrontare la seconda ondata, che nessuno si era illuso non ci sarebbe stata. Le risorse sono state distribuite tra le Regioni per fare partire i piani di emergenza. Non c’è notizia di come siano stati utilizzati questo fondi mentre c’è un rimpallo di responsabilità sulle competenze in particolare per le assunzioni straordinarie. Non sappiamo come si muovono le Unità speciali di continuità assistenziale, ovvero il primo punto di riferimento per la gestione domiciliare nei casi di Covid. Ancora più vaghi sono i piani di potenziamento dell’assistenza territoriale, vale a dire quella rete di medici e infermieri del territorio che è stata, e continua ad essere, l’anello mancante nella fase acuta della crisi e che ha portato molti pazienti a rivolgersi direttamente agli ospedali, già in difficoltà e quindi favorendo il diffondersi del contagio. Ma il presidente facente funzioni pensa di affrontare di petto le criticità con una ordinanza con cui vengono sospese le attività ambulatoriali negli ospedali calabresi. L’ordinanza nega di fatto il diritto alla salute perché fa riferimento alle prestazioni specialistiche con classe di priorità D (differibile) e P (programmata) nei fatti sta diventando impossibile, anche per chi è portatore di patologie di tipo oncologico o cardiovascolare che dovrebbero poter fruire di una corsia preferenziale dettata dalla gravità della malattia, potersi sottoporre alle attività ambulatoriali indispensabili per continuare a curarsi. Del resto ho avuto modo di affermarlo in una serie di note nel periodo del lockdown, e intervenendo in aula nel corso del dibattito tenuto in Aula quando nel pieno dell’emergenza: la sanità costituisce uno dei pilastri della politica, di una politica sana che investe su di essa e vi destina idonee risorse, individuando con procedimenti trasparenti le migliori competenze per la sua gestione, perché su tematiche come queste non ci si improvvisa”.

“Nel Decreto rilancio di giugno il Governo aveva varato un aumento delle risorse destinate al servizio sanitario nazionale da 2,5 miliardi di euro, metà per il 2020 e il resto sul 2021 – ricorda Notarangelo – proprio per affrontare la seconda ondata, che nessuno si era illuso non ci sarebbe stata. Le risorse sono state distribuite tra le Regioni per fare partire i piani di emergenza. Non c’è notizia di come siano stati utilizzati questo fondi mentre c’è un rimpallo di responsabilità sulle competenze in particolare per le assunzioni straordinarie. Non sappiamo come si muovono le Unità speciali di continuità assistenziale, ovvero il primo punto di riferimento per la gestione domiciliare nei casi di Covid. Ancora più vaghi sono i piani di potenziamento dell’assistenza territoriale, vale a dire quella rete di medici e infermieri del territorio che è stata, e continua ad essere, l’anello mancante nella fase acuta della crisi e che ha portato molti pazienti a rivolgersi direttamente agli ospedali, già in difficoltà e quindi favorendo il diffondersi del contagio. Ma il presidente facente funzioni pensa di affrontare di petto le criticità con una ordinanza con cui vengono sospese le attività ambulatoriali negli ospedali calabresi. L’ordinanza nega di fatto il diritto alla salute perché fa riferimento alle prestazioni specialistiche con classe di priorità D (differibile) e P (programmata) nei fatti sta diventando impossibile, anche per chi è portatore di patologie di tipo oncologico o cardiovascolare che dovrebbero poter fruire di una corsia preferenziale dettata dalla gravità della malattia, potersi sottoporre alle attività ambulatoriali indispensabili per continuare a curarsi. Del resto ho avuto modo di affermarlo in una serie di note nel periodo del lockdown, e intervenendo in aula nel corso del dibattito tenuto in Aula quando nel pieno dell’emergenza: la sanità costituisce uno dei pilastri della politica, di una politica sana che investe su di essa e vi destina idonee risorse, individuando con procedimenti trasparenti le migliori competenze per la sua gestione, perché su tematiche come queste non ci si improvvisa”.

“Questo è il quadro di fronte al quale ci troviamo davanti – afferma ancora Notarangelo – a poche ore da un ulteriore stretta sulle misure di contenimento della diffusione del virus, mentre i casi di contagio continuano a crescere e non ci sono più posti letto nei reparti di Malattie infettive. Se ci fossero state delle strutture territoriali pronte per garantire quella che viene chiamata “Medicina di prossimità” anche i medici di base non sarebbero stati a mani nude nell’affrontare la seconda ondata, e senza sostegno, soprattutto ora che si parla addirittura di affidale anche la possibilità di effettuare i tamponi rapidi. Dov’è la rete che gli consente di agire con le aziende sanitarie locali, con i Dipartimenti di prevenzione quando abbiamo decine di testimonianze di pazienti affetti da covid autogestiti e in attesa di riscontro al tampone dopo giorni? La verità è che manca il quadro di comando – conclude Notarangelo – che il presidente facente funzione non può mettersi a posto la coscienza a furia di ordinanze che chiudono senza aprire a soluzioni concrete”.

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