Notti insonni pensando ai parenti in Ucraina, giovane badante lancia raccolta viveri nel Cosentino

“Sono terrorizzata ho sempre il telefono in mano. Temo che mio fratello e la moglie possano essere arruolati e mandati al fronte a combattere”

di Maria Teresa Improta – Notti insonni per Victoria Mironicheva, 32enne ucraina da nove anni residente in provincia di Cosenza, a Piane Crati. Dopo la laurea in Scienze Turistiche, conseguita in Ucraina, si è trasferita in Calabria, dove vive la madre, per lavorare come badante. È l’unico tipo di impiego che è riuscita a trovare in quanto il suo titolo di studio non è riconosciuto in Italia. Oggi è sposata e ha una bambina, ma non riesce a smettere di pensare ai suoi familiari rimasti a Chmel’nyc’kyj, città di oltre 270mila abitanti che dista circa 300 chilometri da Kiev. “Giorno e notte sto con il telefono in mano e la televisione sintonizzata sui tg. Ero sveglia quando alle 4:00 del mattino hanno annunciato l’inizio ufficiale del conflitto. Da noi – racconta Victoria – hanno bombardato e distrutto gli aeroporti militari. Sono molto preoccupata perché mia nonna e mio fratello si trovano ancora lì in Ucraina. Lui ha 34 anni, lavora nel settore informatico e sono terrorizzata al solo pensiero che venga prelevato per arruolarsi e combattere. Potrebbe essere chiamata ad andare al fronte anche sua moglie che ha fatto in passato il servizio militare”.

La guerra in Ucraina

La guerra in Ucraina

“Sembra che la situazione sia relativamente tranquilla da loro, in questo momento, ma – afferma Victoria – non sappiamo come possa evolvere. Stanno svuotando supermercati, negozi, si fa fatica a prelevare denaro perché bisogna stare almeno mezza giornata in fila davanti alle banche (per prelevare al massimo cento euro, cifre superiori sono vietate). Se invece mandiamo i soldi dall’Italia non possono utilizzarli perché da quando è iniziata la guerra i sistemi di pagamento pos attraverso le carte di credito o prepagate in Ucraina non funzionano tutti i giorni. Una mia amica di Kiev ha visto esplodere il palazzo di fronte al quale abita. Ha quindi deciso di fare le valige subito con marito, genitori, nipoti e andare a Chmel’nyc’kyj dove mio fratello e la moglie le hanno dato ospitalità. Facciamo il possibile, noi da qui e loro sul posto, per dare una mano a chi sta peggio di noi, dobbiamo restare uniti. Parecchie attività sono chiuse perché in tanti hanno paura di andare a lavorare. Gli ospedali erano già in condizioni precarie, ora tra Covid e guerra sono in estrema difficoltà. Di coronavirus non se ne parla più in Ucraina (la città di Chmel’nyc’kyj su 274mila abitanti ha registrato da inizio pandemia 201mila contagi e 3.703 morti), l’attenzione si è spostata sui bombardamenti che stanno flagellando il Paese”.

La raccolta di farmaci e viveri per l’Ucraina

“Parlando con una mia amica ucraina che vive in Calabria e ha il fratello a Napoli che ha avviato una raccolta di farmaci e generi di prima necessita da mandare in patria, – spiega Victoria – ci siamo chieste se fosse possibile organizzare qualcosa di simile qui a Cosenza. Abbiamo provato a contattare il Comune per avviare la campagna di solidarietà insieme, ma non ci siamo riuscite perché servivano troppi adempimenti burocratici. Conosciamo degli autisti che con dei piccoli bus trasportano merci e persone dalla Calabria all’Ucraina due volte a settimana. Ci siamo rivolte a loro, chiedendo di portare delle cose ai campi profughi che sono sorti in questi giorni a seguito dei bombardamenti. Questi nostri connazionali ci hanno dato la disponibilità dei loro mezzi a titolo gratuito e domenica partirà il primo carico per Leipoli. Per ora sta andando alla grande, abbiamo raccolto tante cose, non ci aspettavamo questa immensa solidarietà”.

Cosa serve in Ucraina

La prima campagna per il sostegno al popolo ucraino organizzata da Victoria con il supporto dei suoi connazionali e dell’associazionismo cosentino si chiuderà il 4 marzo. Fino a venerdì mattina sarà possibile consegnare ai centri di raccolta di Zumpano (Mec – Mercato delle eccellenze di Calabria, via Beato Francesco Marino, Zona industriale Menna) e Santo Stefano di Rogliano (Giodà, via A. Moro): cibo a lunga conservazione, thè, caffè solubile, dolciumi/zucchero, coperte, calzini caldi, cappelli caldi, salviettine imbevute di alcol, termocoperte, barelle tipo Yuta, zaini medici, kit per trasfusioni di sangue, guanti monouso, sacchi a pelo, walkie-talkie Motorola, ulteriori kit di pronto soccorso, barelle morbide, RPS aggiuntivo, lampade frontali, giacche softshell, completi pantalone e cappotto, completi intimo termico, casco, cassetta di pronto soccorso di base, cintura a punto singolo, acido tranexamico 100 mg/ml, dexalgin, ketolgin, soluzione in plastica: cloruro di sodio, sterofundin, hes, gelaspan, plasma, siringhe di tutte le dimensioni escluse quelle per l’insulina, adrenalina noradrenalina, paracetamolo, insulina, ondansetron 100 mg, magnesio, naloxone, analgesici, nastro rinforzato bobine piccole medicinali ad effetto antivirale e mucolitico, dopamina, diazepam, corvalolo, catetere venoso rosa verde blu, sacchi per trasfusione di sangue, bendaggio emostatico, tubo nasofaringeo, tubo laringeo, kit per conicotomia, ago da decompressione, adesivo occlusivo (adesivo toracico), collari Ambu Perfit Ace, cintura Sam Pelvic Sling e bendaggio di emergenza.

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