di Mimmo Famularo – Un investimento da 144 milioni di euro, una prima pietra posata e un’opera ancora da realizzare. La più grande mai appaltata a Vibo e provincia. Il nuovo ospedale che dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) sorgere in località Cocari, lungo la strada provinciale che collega il capoluogo allo svincolo autostradale di Sant’Onofrio, è una torta che fa gola a molti: alla ‘ndrangheta che vorrebbe mettere le mani sul business dei subappalti e dei servizi, alla politica corrotta che vede il progetto come un utile strumento per alimentare soldi, potere e clientele; all’imprenditoria collusa disponibile a fare il patto con il diavolo pur di continuare a fare utili e profitti nella terra più povera d’Europa. Prima pietra a parte, il nuovo ospedale di Vibo resta un sogno da realizzare e il consorzio che si è regolarmente aggiudicato i lavori è da tempo alle prese con quel muro di gomma della burocrazia per cui dopo diciassette anni le uniche opere portate a termine sono quelle complementari che hanno reso più scorrevole il traffico sulla Provinciale 606. Il resto è un cantiere in attesa di essere riaperto. Farlo sarebbe la migliore risposta dello Stato per riaffermare i principi della legalità dopo l’attentato subito dall’impresa che, faticosamente, sta cercando di realizzare un’opera che evidentemente non tutti vogliono.
La messa in sicurezza di Vibo Marina…
La messa in sicurezza di Vibo Marina…
Nei giorni scorsi, carte e ordinanze in mano, abbiamo ricostruito lo stato dell’arte sulle opere di messa in sicurezza di Bivona e Vibo Marina dove tutto, nonostante lo sblocco dei finanziamenti, è in alto mare e al minimo acquazzone tra i cittadini torna la paura di rivivere un altro tre luglio 2006 (LEGGI QUI). Le piogge cadute nell’ultimo week end hanno confermato quanto pericolosi possano essere i fossi che attraversano le due frazioni di Vibo. Basta un temporale per trasformare piccoli torrenti in fiumi in piena. La messa in sicurezza di questi corsi d’acqua è paradossalmente legata al nuovo ospedale di Vibo. Tutto o quasi nasce a monte e la realizzazione della grande opera è connessa al ripristino di quella che in gergo tecnico viene definita “officiosità idraulica” dei quattro torrenti che tagliano a fette Bivona e Vibo Marina: La Badessa, Antonucci, Sant’Anna, Fosso Calzone (Rio Bravo). Nel mese di giugno 2020, la Regione Calabria aveva sollecitato l’Amministrazione provinciale di Vibo alla tempestiva risoluzione delle problematiche di attuazione degli interventi e al loro completamento proprio al fine di consentire l’avvio dei lavori del nuovo ospedale e, nel mese di febbraio 2021, la stessa Regione aveva impartito precise direttive alla Provincia per la risoluzione delle problematiche di attuazione, completamento degli interventi e definizione del trasferimento della competenze agli uffici della Cittadella. Da allora, però, da palazzo Bitonto, quartier generale dell’Amministrazione provinciale di Vibo, non è arrivato alcun segnale concreto. Il percorso risolutivo delle problematiche idrauliche dei corsi d’acqua Rio Bravo-Calzone, Cutura-La Badessa, Galera-Antonucci e Libanio, che determinano condizioni di rischio sull’abitato di Vibo Marina, resta non ancora avviato.
Il via libera dell’autorità di bacino
Tra l’altro, il mancato completamento dell’intervento sul fosso Rio Bravo-Calzone avrebbe potuto avere anche un ulteriore corollario di effetti negativi sul territorio vibonese: nella parte alta del bacino del fosso, infatti, è prevista la realizzazione proprio del nuovo ospedale per il quale l’Autorità di Bacino, nel 2016, aveva prescritto il completamento dell’intervento a Vibo Marina per poter procedere all’avvio dei lavori. Lo sviluppo del progetto definitivo del nuovo ospedale, per effetto delle prescrizioni del Piano Versace, ha portato a definire una serie di interventi di natura idraulica nell’area ospedaliera, che “consentono di abbattere il picco di piena delle portate prodotte dall’impermeabilizzazione prodotta dall’edificio ospedaliero, mediante canali e serbatoi opportunamente dimensionati, tali da produrre un rilascio graduale dei volumi idrici accumulati ed un incremento delle portate e dei livelli idrici, con tempo di ritorno duecentennale”, del tutto trascurabile rispetto alla situazione attuale. Al riguardo l’autorità di bacino, nel mese di aprile 2021 (prot. 11462 del 22/4/2021), ha rilasciato il parere secondo il quale la realizzazione del nuovo ospedale è compatibile anche con l’attuale situazione del fosso Rio Bravo–Calzone e, pertanto, i lavori potranno iniziare indipendentemente dall’adeguamento del tombino ferroviario a valle. Una domanda nasce però spontanea: è necessario che si verifichi un nuovo evento alluvionale disastroso a Vibo Marina perché chi ne ha il compito e la responsabilità completi quello che da oltre dodici anni è stato avviato e ancora non è stato portato a termine?