La realizzazione del nuovo ospedale di Vibo Valentia, nel cui cantiere oggi sono state sequestrate opere complementari, è attesa da sedici anni. Risale al 2004 la posa della prima pietra in località “Cocari”. Un anno dopo l’operazione “Ricatto”, con la quale la locale Procura e i Carabinieri misero in luce un vasto giro di malaffare intorno all’appalto. Il consorzio pugliese che si era aggiudicato la gara d’appalto si è rivelato, infatti, come sancito da sentenze dei giudici amministrativi, una “scatola vuota”, priva di uomini e mezzi per realizzare il nuovo nosocomio, che agiva attraverso i subappalti a ditte locali. L’inchiesta penale, finita anni dopo con assoluzioni e prescrizioni, si concentrò sugli interessi politici illeciti intorno alla costruzione della struttura, localizzata su un sito a rischio idrogeologico. Lo stesso sito rimasto immutato sino ad oggi, con conseguente previsione di nuovi fondi per portarlo in una situazione di sicurezza.
Secondo la nuova inchiesta della Procura di Vibo, che ha portato oggi a nuovi sequestri e nuovi indagati, la Regione Calabria avrebbe palesemente distratto i fondi pubblici ministeriali destinati a mettere in sicurezza il sito, utilizzandoli strumentalmente per la realizzazione del nuovo ospedale, andando ad aggravare il rischio idrogeologico.
Secondo la nuova inchiesta della Procura di Vibo, che ha portato oggi a nuovi sequestri e nuovi indagati, la Regione Calabria avrebbe palesemente distratto i fondi pubblici ministeriali destinati a mettere in sicurezza il sito, utilizzandoli strumentalmente per la realizzazione del nuovo ospedale, andando ad aggravare il rischio idrogeologico.
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