Obbligo di Green Pass sul lavoro, controlli e sanzioni: i nodi da sciogliere

I dipendenti non sono tenuti a rivelare la scadenza della certificazione, le aziende chiedono di evitare il controllo giornaliero
green pass gran bretagna

I ministri per la Pubblica amministrazione e della Salute, rispettivamente Renato Brunetta e Roberto Speranza, hanno messo a punto le linee guida operative per fornire alle oltre 32mila amministrazioni pubbliche italiane le indicazioni per un omogeneo svolgimento delle attività di verifica e controllo del possesso del green pass. Dal 15 ottobre i dipendenti della Pubblica Amministrazione e qualunque altro soggetto che entri in un ufficio pubblico, tranne gli utenti, dovranno essere muniti di green pass. Lo prevedono le schede sulle linee guida Funzione pubblica-Salute sui meccanismi di controllo del green pass, diffuse da Palazzo Vidoni.

Gli esenti e lo smart working

Gli esenti e lo smart working

“Non sono consentite deroghe” all’obbligo, da cui “sono esclusi soltanto gli esenti dalla campagna vaccinale” con idonea certificazione medica. Pertanto, in base al testo che ha ricevuto l’ok della Conferenza unificata, non è consentito ai lavoratori senza green pass essere adibiti allo smart working in sostituzione del lavoro in presenza. Sono inclusi nell’obbligo i visitatori e le autorità politiche o i componenti delle giunte e delle assemblee delle autonomie locali e regionali, come pure qualsiasi lavoratore che si rechi in un ufficio per svolgere un’attività propria o per conto del suo datore di lavoro.

Dall’obbligo di green pass sono esclusi soltanto gli esenti dalla campagna vaccinale sulla base di idonea certificazione medica rilasciata secondo i criteri definiti con circolare del ministero della Salute.  Il possesso del green pass – come riporta SkyTg24 – non fa venire meno gli obblighi di isolamento e di comunicazione a cui è tenuto chi dovesse contrarre il Covid-19 o trovarsi in quarantena.

Privacy e sanzioni

L’articolo 3 del decreto che impone l’obbligo, prevede che le aziende private si organizzino “per definire le modalità operative per effettuare i controlli e individuare i soggetti incaricati dell’accertamento”. I controlli saranno effettuati preferibilmente all’accesso ai luoghi di lavoro o, in alternativa, anche a campione. Le sanzioni per chi accede senza Green pass vanno dai 600 a 1.500 euro. Per il datore di lavoro che non controlla, invece, si va da 400 a 1.000 euro.

Il lavoratore senza green pass non potrà accedere o sarà allontanato dal luogo di lavoro e sarà considerato assente ingiustificato, con perdita della retribuzione e di ogni altro emolumento, fino alla esibizione della certificazione verde. Ma c’è un problema di privacy da non sottovalutare. Il lavoratore, infatti, non è tenuto né a rivelare la durata del Green pass né l’evento che l’ha generato. I datori di lavoro, quindi, dovrebbero controllare ogni giorno le certificazioni dei dipendenti, non potendo tenerle registrate una volta per tutte.

Il Governo sta valutando l’introduzione di una nuova App per velocizzare il controllo dei Green Pass dei lavoratori che dal 15 ottobre dovranno esibire la certificazione verde. La nuova piattaforma eviterebbe di verificare ogni singolo Green Pass al momento dell’ingresso nel luogo di lavoro, accelerando le procedure. Sarà il Garante della privacy, a quel punto, a valutare se l’app rispetti la normativa sul trattamento dei dati personali dei dipendenti.

Nessuna sospensione

Non ci sarà la sospensione per i lavoratori del privato e del pubblico sprovvisti (come previsto nella prima versione del decreto) del green pass. I lavoratori perderanno lo stipendio fino a quando non si saranno allineati alla nuova norma. Fino a quel momento, nelle imprese con meno di 15 dipendenti, il datore di lavoro può prevedere una sostituzione per un massimo di 20 giorni. “Per evitare che il 15 ottobre sia un venerdì nero – dichiara Roberto Capobianco, presidente della Confederazione Nazionale Piccole e Medie Imprese – chiediamo al Governo un provvedimento urgente che imponga ai lavoratori del settore privato di comunicare al datore di lavoro le proprie intenzioni almeno uno o due giorni prima del 15 ottobre. Se, cioè, vogliano sottoporsi a vaccino oppure al tampone. Non possiamo rischiare il caos in azienda”.

L’elenco delle linee guida contiene anche indicazioni affinché le amministrazioni, attraverso i mobility manager, predispongano i piani degli spostamenti casa-lavoro tenendo conto delle disposizioni relative all’ampliamento delle fasce di ingresso e uscita dalle sedi di lavoro. Ciò al fine di evitare di concentrare un numero eccessivo di personale a bordo dei mezzi pubblici nelle ore di punta.

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