di Felice Foresta – Ogni portone è un’alcova di storie. Una liturgia di erranze che trova riparo e conforto. Un crinale di emozioni e paure. Da una parte il male, al di qua, il bene. Là, il fuori che inganna; qui, il dentro che cuce e protegge. Ogni portone è uno scrigno di sogni e famiglie. Avventure e ricordi. Natali, riti e abbandoni. La salsa che rigurgita salmi d‘estate, negli inverni arroccati di freddo e camino. La legna che culla sentimenti di ovatta e creature annacate. Un caffè che s‘inchina devoto al servizio più buono, che se lo graffi è peccatodidio. Il vermouth che si china sugli oltraggi di una cristallera di buste profughe, ceralacca e trincea. Il vino che bolle in una tinozza di lividi e lievito madre. Ogni portone è una scommessa, di andata e ritorno. Quel rumore sinistro di polvere e ruggine è un sentiero randagio. È il chiavino che profana interstizi e stagioni. Millanta magari, coniuga notti d’insonnia e mattini d‘acacia. E resiste a chi fugge. Ogni portone è vita che scompagina il tempo. Ogni portone a Tiriolo, in provincia di Catanzaro, addolcisce la pietra per farne bellezza.