Olimpo, le mani del clan Mancuso sui lavori di messa in sicurezza della costa Vibonese

Gli investigatori intercettano gli uomini di Diego Mancuso: ottengono il benestare del boss per l'estorsione ai danni della ditta aggiudicataria dei lavori
mobile intercettazioni

di Gabriella Passariello- Il clan Mancuso aveva preso di mira quei fondi pubblici dell’importo di 2.500.000 euro erogati per le opere di difesa costiera e ricostruzione del litorale tra il fiume Mesima e Pizzo e affidati per l’esecuzione all’impresa di Costruzioni De Nisi Tommaso. La ‘ndrangheta di Limbadi voleva mettere le mani su quegli importanti lavori di riqualificazione, un episodio che secondo il gip distrettuale di Catanzaro, che ha disposto 56 arresti nell’ambito dell’inchiesta Olimpo della Dda, coordinata dal procuratore capo Nicola Gratteri, cristallizza la pressione estorsiva subita dall’impresa ad opera di Davide Surace e Paolo Ripepi, mandatari di Diego Mancuso, che ha coinvolto poi Giuseppe Antonio Accorinti, colui che ha fornito supporto morale al progetto criminale ed ha dato le direttive, mentre Gianfranco La Torre e Gaudioso Costantino sarebbero stati gli esecutori materiali e i coadiutori dei “pezzi grossi”.

“Gli buttiamo quattro fucilate”

“Gli buttiamo quattro fucilate”

In una conversazione del 12 settembre 2018 Surace invita Ripepi a chiedere a Diego Mancuso “il Professore” con chi avevano parlato le persone che avevano iniziato le opere. Tramite Mancuso, si aspettavano di potere, in qualche modo, partecipare ai lavori stessi.  Ripepi risponde di aver appreso da Gianfranco La Torre che il soggetto interessato alla ristrutturazione si era messo “a posto” con la ‘ndrina locale e che in ogni caso si sarebbe occupato lui delle persone che non si erano messi a posto : “Oh, ma questi di questi scogli con chi hanno parlato? Vedi che lo voglio sapere altrimenti gli facciamo qualcosa, altrimenti vediamo di arrivarli e gli facciamo il servizio (…) vabbò gli mettiamo qualcosa, gli buttiamo 4 fucilate a quei mezzi appena li portano”. Attraverso le propalazioni intercettate poi riscontrate dai servizi di osservazione della Squadra Mobile, gli investigatori hanno verificato che i lavori del cantiere erano stati affidati alla ditta di De Nisi Tommaso e che l’intervento previsto era stato predisposto in un’area a Ricadi, solitamente indicata come “scoglio”.

“Non è che vengono qua e fanno quello che vogliono”

Surace e Ripepi si lamentavano del fatto che nessuno avesse parlato con loro, alla luce della consuetudine mafiosa secondo la quale, a fronte di prestazioni rese nell’area, l’impresa ospite doveva subappaltare qualche lavoro in favore delle imprese controllate dalla ‘ndrina locale: “No ti devono mettere qualche escavatore, qualche pala, qualche camion per trasportare, non è che vengono qua e fanno quello che vogliono, ma stiamo scherzando? Dove vanno vanno si devono adeguare, qua vengono e ci montano”. Per il gip i due interlocutori sono ben inseriti nella struttura criminale dei Mancuso, come del resto lo si desume dal fatto che, nella conversazione captata il 19 ottobre 2018, gli stessi discutevano della possibilità di andare a parlare con Francesco Mancuso oppure con Peppone Accorinti, il quale avrebbe poi riferito a Diego Mancuso, della possibilità di partecipare a qualche lavoro, per trarre un utile dalle attività in corso, o di percepire, almeno, una quota del denaro già versato, dimostrando anche di ben sapere che la persona interessata fosse dotata di poteri decisionali tali da incidere sulla governance criminale dell’organizzazione: “Gli dico che qua siamo tutti rovinati pure per dividerceli, se li prendiamo, oppure che mettono qualche escavatore, qualche camion (…). Lo picchia il professore questa volta. Secondo me lo pesta, ora io voglio parlare con lui per vedere”.

L’intercessione del clan Mancuso per l’estorsione

Nel prosieguo della stessa giornata, Surace riferiva a Ripepi di aver parlato con Diego Mancuso e di aver ricevuto il benestare per proporsi o comunque imporsi nei lavori della ditta De Nisi: “Ha detto di dirglielo a lui, digli che è a posto qua per noi, digli che ha parlato con me ed è a posto, ha detto di andare là a portargli le cose immediatamente”. Le intercettazioni hanno consentito di cogliere la fase in cui Davide Surace informava Antonio La Rosa di essersi recato a Filadelfia – verosimilmente da De Nisi e di aver redarguito l’interlocutore affinché gli affidatari dei lavori si presentassero dai referenti della ‘ndrina tropeana prima di iniziare: “siamo andati a Filadelfia… gli abbiamo detto da Tropea fino a Zambrone, quando… prima che comincia di venire a trovare perché dobbiamo parlare… ha detto che prima di cominciare viene da voi”; successivamente La Rosa parlava con Egidio il Grande e raccontava che gli altri, probabilmente riferendosi al gruppo di Surace, si erano accordati sui lavori in questione, per la somma di 40mila euro, grazie anche al supporto di Peppone Accorinti. Surace e Ripepi si erano adoperati, per conto di Diego Mancuso e grazie alla sua intercessione, per perfezionare la pretesa estorsiva ai danni dell’impresa aggiudicataria dei lavori, tramite  Gianfranco La Torre, così come riscontrato in sede di sommarie informazioni dalle dichiarazioni di un dipendente della ditta della De Nisi, che ha anche dichiarato di aver ricevuto pressioni di natura estorsiva, mediante pedinamenti, da Gaudioso Costantino, fiduciario di Peppone Accorinti.

LEGGI ANCHE | Olimpo, l’ombra della corruzione alla Regione Calabria: mazzetta per favorire un imprenditore

LEGGI ANCHE | Olimpo, le estorsioni della ‘ndrangheta al Porto di Tropea e il ruolo dell’intermediario di Catanzaro

LEGGI ANCHE: Le mani della ‘ndrangheta sui villaggi turistici del Vibonese, maxi blitz della Polizia: 56 arresti
LEGGI ANCHE: Le infiltrazioni della ‘ndrangheta nel turismo vibonese, ecco chi sono i 78 indagati (NOMI)
LEGGI ANCHE: Blitz contro la ‘ndrangheta nel Vibonese, arrestato anche l’ex dg della Regione Calabria Anastasi
LEGGI ANCHE: Blitz contro la ‘ndrangheta nel Vibonese, l’ex assessore regionale Stillitani torna in carcere
LEGGI ANCHE: Blitz della Polizia nel Vibonese, il direttore dello Sco: “Smantellata un’agguerrita consorteria mafiosa”

© Riproduzione riservata

TI POTREBBE INTERESSARE
Nel corso dell'incontro sarà presentato il dossier elaborato dai circoli locali di Legambiente basato sulla campagna di monitoraggio effettuata su alcune aste fluviali
Messa in sicurezza l’area, è stato chiuso al traffico il tratto interessato dal rogo per il tempo necessario alle operazioni di spegnimento
Il governatore: "La nostra terra ha vitigni eccellenti e tante piccole cantine"
Ordinato sacerdote nel 1936 fu membro per sedici anni della Compagnia di Gesù, insegnando filosofia e teologia
Sul posto il personale medico del 118 ed i carabinieri per i rilievi del caso, assieme a squadre dell'Anas
Le osservazioni in vista della conferenza di impatto ambientale
L'aspirante primo cittadino parla anche delle "condizioni disagevoli per l’erogazione delle prestazioni" e del "sovraccarico di lavoro"
Il più grande festival della regione, dall’anima itinerante e dal respiro internazionale, sarà inaugurato lunedì 15 aprile
Intanto il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, è in contatto con i prefetti delle città italiane
L'uomo non ha saputo specificare la provenienza del denaro che per gli investigatori sarebbe frutto di illeciti
RUBRICHE

Testata giornalistica registrata al Tribunale di Catanzaro n.1 del Registro Stampa del 7/02/2019.

Direttore Responsabile Mimmo Famularo
Caporedattore Gabriella Passariello

Calabria7 S.r.l. | P.Iva 03674010792

2024 © All rights reserved