Nuovo giudizio dinnanzi al Tribunale del Riesame di Catanzaro per l’imprenditore di Ricadi Paolo Ripepi, coinvolto nell’operazione antimafia denominata “Olimpo” e destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso presentato dall’avvocato Giovanni Vecchio annullamento il provvedimento con rinvio e disponendo quindi un Riesame-bis.
Le accuse a Ripepi
Le accuse a Ripepi
Arrestato nell’ambito del blitz messo a segno dalla Polizia sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, l’imprenditore vibonese è accusato del reato di tentata estorsione aggravata ai danni di Vincenzo De Nisi, nonché per essere il promotore di un’associazione per delinquere dedita al riciclaggio e alla ricettazione di mezzi agricoli. Accuse riportate nell’ordinanza integralmente confermate dal Tribunale del Riesame di Catanzaro.
Il ricorso in Cassazione
Decisione dei giudici catanzaresi è stata impugnata dalla difesa di Ripepi. In particolare, nel ricorso difensivo redatto dagli avvocati Giovanni Vecchio e Bruno Vallelunga, erano stati censurati diversi aspetti dell’ordinanza del Riesame e tra questi la mancanza di competenza del gip di Catanzaro a conoscere reati che non avevano alcuna connotazione di mafiosità. La sesta sezione penale della Corte di Cassazione ha condiviso i rilievi difensivi annullando l’ordinanza impugnata e disponendo un nuovo giudizio innanzi al Tribunale del Riesame di Catanzaro, che sarà tenuto ad adeguarsi ai principi di diritto stabiliti dai Giudici di legittimità. Si tratta della prima decisione della Cassazione scaturita dal procedimento “Olimpo”.
Insieme a Ripepi, rispondono della tentata estorsione aggravata in danno dell’imprenditore De Nisi anche gli indagati Diego Mancuso, Davide Surace, Giuseppe Antonio Accorinti, Costantino Gaudioso e Gianfranco La Torre.
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