Otto condanne e un’assoluzione sono state sentenziate nell’ambito del processo stralcio sui collaboratori di giustizia, il cui filone principale è stato già deciso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catanzaro lo scorso mese di gennaio sentenziando 13 condanne. Il gup Paola Ciriaco oggi ha condannato Giuseppe Giampà, a 16 anni e 5 mesi di reclusione ( il pm Elio Romano ha invocato 7 anni di carcere); Angelo Torcasio, a 15 anni e 8 mesi di carcere (il pm ha chiesto 10 anni di reclusione) Saverio Cappello, a 5 anni (come richiesto dal pubblico ministero), Rosario Cappello, a 7 anni e 4 mesi di reclusione (il pubblico ministero ha invocato 8 anni e 8 mesi di reclusione); Giuseppe Cappello, 4 anni (come richiesto dal pm) Francesco Vasile, 6 anni e 8 mesi di reclusione (il pm ha invocato 5 anni di reclusione); Battista Cosentino, 7 anni di reclusione, (il pm ha chiesto 6 anni di carcere); Luca Piraina, 4 anni (il pubblico ministero ha chiesto 5 anni). Assolto Francesco Mariò Meliadò, (mentre il pubblico ministero in aula aveva invocato la condanna a 5 anni e 4 mesi di reclusione). Gli imputati giudicati con rito abbreviato si sono dovuti difendere, tramite gli avvocati Rita Cellini, Consolato Manfrici, Claudia Conidi, Felice Bruni, Antonello Rocco, solo rispetto a quei capi di accusa sui quali il gup Claudio Paris nell’ambito del troncone principale del processo già deciso a gennaio non ha potuto pronunciarsi perché si è dichiarato incompatibile. In questo processo gli imputati a vario titolo rispondono dell’omicidio pluriaggravato di Francesco Torcasio e Vincenzo Torcasio detto Carrà, del tentato omicidio di Umberto Egidio Muraca, di alcune ipotesi di rapina aggravata e di aver partecipato all’associazione a delinquere di stampo ‘ndranghetistico diretta da Francesco Giampà, “U Prufessura”, capo riconosciuto del locale di Nicastro, detenuto ma ancora in grado di impartire ordini e direttive dal carcere agli affiliati tramite i congiunti e considerato capo indiscusso della cosca Giampà a partire dal 2004. Un clan, secondo le ipotesi accusatorie, dentro il quale orbitano le famiglie dei Notarianni e dei Cappello- Arcieri. Una cosca alleata con le associazioni criminali dei Iannazzo di Sambiase, degli Anello di Filadelfia, dei Bellocco di Rosarno, con ramificazioni a Giussano e zone limitrofe.
g. p.
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Redazione Calabria 7