di Gabriella Passariello- Diventano definitive le condanne all’ergastolo per tre imputati coinvolti nel filone sugli omicidi dell’inchiesta Scacco Matto risalente al 2000, ma crolla l’aggravante mafiosa e cadono alcuni capi di accusa. Lo ha deciso la Corte di Cassazione, che ha confermato quanto stabilito l’8 luglio 2019 dalla Corte di assise di appello di Catanzaro, sentenziando il carcere a vita e l’isolamento diurno per 18 mesi nei confronti di Nicolino Grande Aracri, boss dell’omonima cosca di Cutro, oggi collaboratore di giustizia, accusato del duplice omicidio di Raffaele Dragone e Tommaso De Mare, uccisi a Santa Severina il 31 agosto 1999 e per due casi di lupara bianca Rosario Sorrentino e Antonio Macrì, il primo scomparso il 16 agosto e il secondo il 21aprile del 2000. La Cassazione però ha annullato senza rinvio il capo di accusa relativo al duplice omicidio di Francesco Arena e Francesco Scerbo e del tentato omicidio di Pasquale Arena, assolvendo Grande Aracri con la formula per non aver commesso il fatto. Fine pena mai e isolamento diurno per sei mesi per Vito Martino, accusato dell’omicidio di Antonio Macrì e l’ergastolo con isolamento diurno per sei mesi per Salvatore Nicoscia, anche lui accusato del duplice omicidio Arena- Scerbo e del tentato omicidio di Pasquale Arena. Omicidi rispetto ai quali, però, i giudici ermellini hanno escluso l’aggravante mafiosa. Confermata l’interdizione degli imputati in perpetuo dai pubblici uffici, anche legalmente, condannando Grande Aracri al risarcimento dei danni nei confronti della parte civile (i parenti di Tommaso De Mare), difesa dal legale Vincenzo Ranieri, da liquidarsi in separata sede. Gli avvocati difensori, (Salvatore Staiano e Sergio Rotundo per Nicolino Grande Aracri; Gregorio Viscomi per Vito Martino; Salvatore Staiano e Antonietta Denicolò per Nicoscia) si erano già rivolti ai giudici della Cassazione, che a differenza di oggi, aveva disposto un annullamento con rinvio e quindi un nuovo processo di appello.
L’iter processuale
L’iter processuale
Il 4 luglio 2015, la Corte di assise di appello di Catanzaro aveva ribaltato il verdetto di assoluzione sentenziato in primo grado, condannando a 30 anni il boss Nicolino Grande Aracri, per il duplice omicidio di Raffaele Dragone e Tommaso De Mare, per due casi di lupara bianca Rosario Sorrentino e Antonio Macrì e assolvendolo per i capi di imputazione relativi al concorso nel duplice omicidio di Francesco Arena e Francesco Scerbo e del tentato omicidio di Pasquale Arena (agguato avvenuto ad Isola il 2 marzo 2000).La Cassazione, quel giorno, aveva annullato con rinvio condanna e assoluzione, stabilendo per lui un nuovo processo d’Appello, così come aveva stabilito un nuovo processo di secondo grado per Vito Martino di Cutro e Salvatore Nicoscia, di Isola Capo Rizzuto, che erano stati condannati rispettivamente a 30 anni di carcere ciascuno in luogo dell’ergastolo sentenziato il 19 luglio 2012 dalla Corte di assise. Oggi la Suprema Corte ha messo la parola fine su tre omicidi e le condanne per i tre imputati diventano definitive.