Omicidio Bergamini: i turbamenti del calciatore, il calcioscommesse e la Maserati del boss

Internò disse all'amica: "Mi vuole parlare, strano, deve essere successo qualcosa di importante perché lui non ha mai lasciato il ritiro”
Omicidio Bergamini, a 32 anni dalla morte si va in tribunale

di Maria Teresa Improta – Turbato e agitato. Così appariva Bergamini agli occhi degli amici nelle ore precedenti alla sua morte. Continua, in Corte d’Assise, a Cosenza, l’escussione degli agenti che collaborarono alla fase investigativa avviata nel 2017 dopo la riapertura del caso da parte della Procura di Castrovillari. Innanzi al presidente Paola Lucente con a latere il giudice Marco Bilotta, sulla base delle domande rivolte dal pm Luca Primicerio, i teste hanno ricostruito gli ultimi giorni di vita di Denis Bergamini il calciatore del Cosenza ritrovato cadavere sulla 106 a Roseto Capo Spulico nel novembre del 1989. Unico imputato, accusato di omicidio, è l’ex fidanzata Isabella Internò che oggi non ha partecipato all’udienza del processo a suo carico.

L’infortunio e il contratto

L’infortunio e il contratto

“Nel match contro l’Udinese, – spiegano i due agenti – Bergamini ebbe un infortunio grave e fu ricoverato a Pavia. La riabilitazione fu lunga e in questo periodo è emerso il suo carattere determinato a recuperare l’efficienza fisica e tornare in campo. Il 9 aprile del 1989 in occasione del derby Catanzaro – Cosenza ricomincia a giocare, ma per pochi minuti. Riprenderà a pieno la sua attività solo con l’inizio del campionato 1989/1990. A Cosenza guadagnava circa 89 milioni di lire l’anno, mentre il Parma gli aveva proposto un ingaggio per il doppio della cifra e aveva accettato il contratto. La società del Cosenza però ha poi raddoppiato il suo compenso e decise quindi di restare sia per la squadra sia per il gruppo affiatato del quale era ormai parte. Firma quindi un accordo con il Cosenza calcio di 157 milioni per il campionato 1989/1990 e 192 milioni di lire per il campionato 1990/1991”.

La pista della Maserati del boss

“Nell estate del 1989 – raccontano i teste – aveva espresso l’intenzione di cambiare la sua Mercedes usurata dai chilometri. Il 1° settembre 1989 compra una Maserati intestata a Concetta Lanzino, che fungeva da prestanome al boss Antonio Paese che in realtà ne era il proprietario. La paga 36 milioni di lire, mentre il prezzo da listino era di 53 milioni di euro. Era un’auto nuova, ancora in garanzia. Salda il debito prelevando 20 milioni di lire in banca a Rende e 16 milioni da un fondo che aveva a Ferrara. Si vociferava che Bergamini fosse stato costretto a comprarla perché era sotto il giogo delle criminalità organizzata cosentina. In verità a lui serviva un’auto e il prezzo della Maserati era allettante. Non sono mai emerse imposizioni o formule estorsive. Antonio Paese, ricordiamo, era fratello di Franca Paese che aveva un negozio di articoli sportivi in via Panebianco dal quale si riforniva l’intera squadra del Cosenza. La donna era sposata con Santino Fiorentino, uno dei dirigenti della società calcistica bruzia. Un legame agli ambienti criminali che appariva come una forma di garanzia e protezione per la squadra e per i calciatori”.

La pista del calcio scommesse

“La stampa in quel periodo riportava la notizia che il giovedì prima della morte – dichiarano gli investigatori – Denis Bergamini, mentre era in un ristorante a Laurignano era stato prelevato da due soggetti per far pilotare il risultato del match contro il Messina. Il Cosenza avrebbe dovuto perdere, ma il calciatore si sarebbe opposto a questa truffa. Alla fine però è emerso che in quel periodo non era mai andato in quel ristorante. La pista del calcio scommesse è andata affievolendosi. Simoni, il portiere del Cosenza, intercettato in una conversazione con la sorella di Denis le spiega che non erano mai stati avvicinati per taroccare il risultato delle partite. Certo a volte se ad entrambe le squadra mancava solo un punto e bastava il pareggio, si scendeva in campo più rilassati, ma non c’erano mai stati accordi. Il loro approccio senza compromessi infatti era costato ai calciatori in più occasioni pestaggi soprattutto a Reggio Calabria. Bergamini non voleva perdere neanche le partitelle di allenamento, quindi nessuno poteva credere che fosse capace di venderle. E comunque ne avrebbe parlato almeno con i suoi migliori amici Simoni e Lombardo”.

Le donne

“Denis aveva diverse amicizie femminili. A maggio del 1989 rivede una sua ex, Alleati, quando ormai con Isabella Internò era finita. Durante l’estate – dichiarano gli investigatori – vanno in vacanza a Milano Marittima, le chiede di sposarlo e la invita a trascorrere qualche giorno a Cosenza dove non andò per un imprevisto. Due giorni prima della morte le telefonò ed era turbato, disse che non era nulla di importante, ma con insistenza Alleati chiese il motivo di questo suo atteggiamento e Bergamini le rivelò che era sicuro che vi fosse qualcuno che gli voleva male. Le spiegò che il fatto che aver lasciato Isabella senza sposarla nonostante si fossero fidanzati quando lei era minorenne (16 anni) era stato interpretato come un brutto affronto. Qualche giorno prima Alleati aveva fatto una battuta dicendo che al Sud bisogna stare attenti perché per queste cose usano la lupara, Denis quel giorno le disse che aveva ragione. La mamma di Internò continuava a dire che dietro la morte di Denis vi fosse il collega Padovano con il quale Isabella si accompagna durante e dopo il corteo funebre prima di far rientro a casa. Tiziana Rota, moglie di un calciatore del Cosenza, Lucchetti, incontra a novembre Isabella che definisce pazza. Le racconta che Bergamini l’aveva lasciata, non la voleva più vedere, si negava, ma lei era determinata a voler tornare con lui e riprendere la relazione. Era la settimana prima dell’omicidio e alle due giovani che chiacchierano si avvicinano i cugini di Isabella che intima all’amica di star zitta perché se scoprono che Denis l’ha lasciata lo uccidono. Qualche giorno dopo la morte di Denis, Isabella Internò andò a trovare Rota e il marito a Salerno e durante il soggiorno intrattenne una relazione fugace con un altro calciatore, Della Pietra, quest’ultimo ignaro che lei fosse l’ex del collega Bergamini”.

La telefonata a casa dei genitori

L’ultima volta che in quel periodo tornò in Emilia Romagna dai genitori Bergamini ricevette una strana telefonata. Mentre erano a cena si alzò per rispondere e quando tornò dopo pochi secondi era paonazzo, agitato e sudato. Non dice di cosa si trattasse. Dopo cena uscì e andò, come di consuetudine, al Bar del paese, dove incontrò un amico che riferì di averlo trovato particolarmente turbato e preoccupato. Il giorno dopo il papà lo accompagna allo svincolo di Imola dove si trova con un conoscente per un passaggio e torna a Cosenza.

L’evasione dal ritiro

Bergamini era ligio al dovere, non si allontanava mai durante il ritiro. Il giorno che precedeva la partita seguiva scrupolosamente le indicazione del mister. Ma prima dell’omicidio qualcosa cambia. Era in stanza con Padovano che riferì di aver visto cambiare il suo umore e assumere un atteggiamento preoccupante dopo una telefonata. Una conversazione brevissima nel corso della quale aveva detto solo “ciao”. Non è dato sapere chi fosse dall’altro lato della cornetta. Anche il fisioterapista durante il giro di visite di routine nota il suo turbamento. L’unica certezza è che abbandona il cinema Garden per andare a prendere Internò. A testimoniarlo fu l’amica che fece compagnia a Isabella la quale le avrebbe detto prima di salire nella Maserati: “mi vuole parlare, strano, deve essere successo qualcosa di importante perché lui non ha mai lasciato il ritiro”.

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