Omicidio Bergamini, in aula gli automobilisti che lo videro sulla 106: “Sterzai per non investirlo”

“Ricordo un uomo al centro della corsia, che poi ho riconosciuto essere Bergamini, con le mani alzate che cercava di fermare le auto"

“Passavo di lì quel giorno per lavoro. Facevo il rappresentante e ricordo bene una Golf bianca che mi stava per venire addosso per evitare di investire una persona che era a piedi in mezzo la strada. Ho sempre pensato che fosse stato una disgrazia e non un suicidio”. A dirlo, rispondendo alle domande del Pm Luca Primicerio, è stato Berardino Rinaldi, primo dei testi sentito ieri nel processo in Corte d’Assise a Cosenza a carico di Isabella Internò, imputata di concorso in omicidio, aggravato dalla premeditazione e dai motivi futili, dell’ex fidanzato, il calciatore del Cosenza Donato “Denis” Bergamini, morto il 18 novembre del 1989 sulla statale 106 all’altezza di Roseto Capo Spulico.

“Ricordo un uomo al centro della corsia”

“Ricordo un uomo al centro della corsia”

“Ricordo – ha aggiunto Rinaldi – un uomo al centro della corsia, che poi ho riconosciuto essere Bergamini, con le mani alzate che cercava di fermare le auto. Sulla piazzola poco più avanti c’era un’altra macchina con dentro una persona che non so riconoscere, né ricordo particolari dell’auto. Dopo un paio d’ore ho ripercorso la strada in senso inverso e ricordo di avere trovato la coda di auto e di aver pensato che alla fine quell’uomo era stato investito”. Obiezioni sono state sollevate sugli orari indicati dal teste e sul colore dell’auto ferma in piazzola. La difesa di Isabella Internò ha sollevato dubbi sulla genuinità delle dichiarazioni di Rinaldi. Acquisiti anche una serie di messaggi scambiati tra i figli di Rinaldi e Donata Bergamini, sorella di Denis. La difesa ha chiesto di sentire i figli e la consorte di Rinaldi.

“C’era un ragazzo che camminava sul ciglio della strada”

Un altro automobilista, Rocco Napoli, che si è presentato spontaneamente ai carabinieri per dichiarare quanto vide, ha riferito che “quel giorno piovigginava. Ho visto una macchina – ha detto Napoli – ferma in piazzola. Poco prima c’era un ragazzo che camminava sul ciglio della strada e che, mentre proseguivo, procedeva pericolosamente sulla corsia. Ho sterzato per non metterlo sotto. Aveva lo sguardo assente e ricordo di aver pensato che fosse un pazzo che per poco non mettevo sotto. Sull’auto ferma in piazzola ricordo ci fosse una Maserati chiara con all’interno una donna”. Napoli, nell’immediatezza dei fatti, non ha riconosciuto Bergamini nel ragazzo che vide lungo la strada, ma riferisce di averlo supposto successivamente. Altro teste della giornata è stata Anna Napoli, avvocato e cugina di Rocco Napoli. Obiezioni sono state sollevate dall’avvocato Fabio Anselmo, legale di parte civile, in merito all’attendibilità di entrambi i testi. Contestazioni da parte della presidente della Corte d’assise, Paola Lucente, nei confronti dell’ultima teste, Antonietta Valerio, moglie di Rocco Napoli, in merito a dichiarazioni diverse ed incompatibili rese nel tempo. Inoltre, la donna ha dichiarato che la persona vista al momento della manovra poteva avere un cappotto nero ed essere più alta di Bergamini. Un giudizio positivo sull’andamento dell’udienza di oggi è stato espresso dall’avvocato Anselmo. La prossima udienza è stata fissata per il 12 gennaio.

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