Omicidio Bergamini, medici legali in aula: “Morte per asfissia meccanica violenta”

"Nelle dichiarazioni di Isabella Internó si parla di tuffo sotto il camion, posizione inverosimile per le escoriazioni che risultavano invece assenti"

di Maria Teresa Improta – Prosegue a ritmo serrato il processo che intende far luce sulla morte del calciatore argentano Denis Bergamini avvenuta, in circostanze mai del tutto chiarite, nel novembre del 1989. Il giovane centrocampista del Cosenza Calcio, fu ritrovato cadavere sulla statale 106 nel territorio di Roseto Capo Spulico, in provincia di Cosenza. A distanza di oltre 30 anni fa quello che fu inizialmente rubricato come un anomalo suicidio, vede oggi alla sbarra come unico imputato l’ex fidanzata: la 53enne Isabella Internò accusata di omicidio volontario pluriaggravato. Nella giornata odierna, in Corte d’Assise a Cosenza, innanzi al collegio giudicante presieduto da Paola Lucente con a latere il giudice Marco Bilotta sono stati ascoltati i medici legali Roberto Testi, Giorgio Bolino, Vittorio Fineschi e Margherita Neri i quali hanno ripercorso le fasi delle analisi necroscopiche svolte sul corpo del calciatore prematuramente scomparso.

La Tac sul cadavere riesumato

La Tac sul cadavere riesumato

Vittorio Fineschi, ordinario di medicina legale presso l’università La Sapienza di Roma, tra i primi 60 scienziati di medicina legale mondiale, il quale stilò una relazione di consulenza tecnica medico-legale sulle procedure laboratoristiche necessarie per verificare causa e mezzi del decesso del calciatore emiliano per conto della famiglia Bergamini, ha risposto con dovizia di dettagli alle domande del pm della Procura di Castrovillari Luca Primicerio. Chiarendo i contenuti della relazione ha affermato di aver valutato come eccelso il lavoro svolto dai colleghi Bolino e Testi consigliando di eseguire un’analisi delle lesioni ossee e una tac con mezzo di contrasto sulla salma. Una metodica che nel 1989 non era utilizzata in ambito forense, ma che consente delle ricostruzioni tridimensionali e, attraverso la ricerca delle glicoforine, permette di valutare la vitalità delle lesioni per capire se siano state inflitte prima o dopo la morte della vittima con risultati attendibili al 99,99% anche in presenza di cadaveri in avanzato stato di decomposizione. In aula sono state proiettate nel corso della sua escussione le immagini del corpo esanime di Bergamini posizionato in prossimità delle ruote del camion guidato da Raffaele Pisano, la tac della salma riesumata nel 2017 e le immagini dello scheletro. Nel commentarle Fineschi ha sottolineato come il cranio, il volto e il torace non presentassero alcuna alterazione traumatica.

Morte per asfissia meccanica violenta

“Nel bacino invece – ha precisato Fineschi – sono presenti fratture imponenti soprattutto sul lato sinistro e le ossa sono disgregate. Le anse intestinali erano sparse sul selciato e il bacino rotato in maniera prona, mentre gli arti si presentavano disconnessi. Questo attesta che il corpo già privo di vita giaceva supino quando è stato attinto dalla ruota anteriore destra, trascinato per pochi metri, sormontato e poi schiacciato in retromarcia. Movimenti che ne hanno provocato la rotazione del bacino, lo testimonia anche la frenata visibile prima del corpo. A mio avviso Bergamini era già morto quando venne colpito dal camion perché altrimenti avremmo avuto una risposta cutanea diversa. Sono personalmente convinto che fosse già cadavere. In più la ricerca di glicoforina documenta lesioni alla lingua, alla gola, compatibili con un’asfissia da vivo, una sorta di strangolamento. Non sono stati conservati gli indumenti, ricordiamolo, però è evidente che il sormontamento in frenata sia avvenuto in posizione supina, altrimenti avrebbe lesionato le vertebre, mentre lo schiacciamento ha strappato l’arteria iliaca, isolando il pene e facendo fuoriuscire le viscere. Ripeto: non aveva lesioni al volto e ciò conforta inequivocabilmente l’ipotesi della posizione supina. Era cadavere da poco tempo, in una forbice che va da qualche secondo a 15 minuti. Le analisi rivelano sofferenze del cuore, dei polmoni che erano pieni di sangue e un enfisema acuto. Tutti i medici legali che hanno trattato il caso (Avato, Bolivo e Testi) confermano infatti essersi verificata un’asfissia meccanica violenta”.

I medici legali Bolino e Testi: “Sicuramente era in posizione supina”

I medici legali Bolino e Testi che analizzarono nel 2013 i referti e i vetrini della prima riesumazione avvenuta nel 1990 convergono con i dati sviscerati da Fineschi. I due professionisti definiscono sommarie e poco attendibili la constatazione di decesso redatta nel 1989 dal dottor De marco che parla di sfondamento toracico e l’approfondimento effettuato dal dottor Abate che parlava di eviscerazione e politraumi nelle parti molli che però, secondo Bolino e Testi, non rispondono alla realtà iconografica. Ciò che colpisce i due medici legali nell’osservare i riscontri fotografici è un dato di fatto: le lesioni sono nella parte inferiore del corpo. Il giovane, secondo quanto ricostruito da Bolino e Testi, non sarebbe stato attinto, mentre era in posizione eretta come scrisse nella propria perizia l’ingegnere Coscarella. “Sicuramente – affermano Testi e Bolino – era in posizione supina. Rileviamo inoltre incompatibilità con il trascinamento per decine di metri, mentre mancano segni di un urto primario: non è stato un investimento, ma un sormontamento con schiacciamento. Nelle dichiarazioni di Isabella Internó si parla di tuffo sotto il camion, posizione inverosimile per le escoriazioni che risultavano invece assenti. Il camionista Raffaele Pisano parla di trascinamento per 50 metri, evenienza non improbabile, ma addirittura impossibile al massimo sarà stato spostato di un paio di metri durante la frenata. La vitalità delle lesioni erano esangui, rispetto a come dovrebbero essere se fosse stato colpito quando era ancora vivo. L’aspetto dei polmoni è interessante perché appare un enfisema acuto e la presenza di sangue nell’alveolo, in sostanza si è di fronte a una morte asfittica avvenuta 5, 10 o 15 minuti prima di essere colpito dall’autocarro. Ipotesi alternativa di morte non ne abbiamo trovate in quanto possiamo escludere che la vittima sia stata pugnalata prima dello schiacciamento”. Il medico legale Margherita Neri durante la sua deposizione ha riassunto le fasi di estumulazione del corpo di Denis Bergamini e l’autopsia effettuata nell’ospedale di Ferrara nel 2017. Il processo è stato aggiornato al prossimo 8 novembre.

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